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Visualizzazione dei post da 2011

Gli uomini raccontano le donne, le donne raccontano gli uomini: Win Wenders e Lars von Trier

di Nico Carlucci L'Antropologia si è spesso occupata della condizione femminile. Credo che l'immagine delle donne sia cambiata anche grazie agli studi "passionali" di questa scienza sociale e al contributo scientifico di molte studiose che ponevano la cultura come conditio sine qua non della ricerca. Ma a questo punto, con sguardo interrogativo, mi chiedo: "Abbiamo fatto tutto? Cosa possono ancora dire e che cosa viene impedito alla "femmina dell'uomo" nell'azione concreta dell'essere? Sono domande importanti perché è da qui che si vede veramente il cambiamento di un modello. Vorrei soffermarmi su due film usciti negli ultimi tempi nelle sale italiane: "Pina" di Win Wenders, "Melancholia" di Lars von Trier. Entrambi belli, tutti e due diretti da registi maschi, ma che vedono come protagoniste le donne. Nel primo vengono proposte in versione 3D alcuni celebri perfarmance della direttrice artistica del Tan

Il profumo della lingua Italiana e Dante

  di Nico Carlucci La lingua ha seguito il cammino dell'uomo. Essa è frutto di una selezione sicuramente biologica, ma anche e soprattutto culturale. Con la posizione bipede, la nostra specie ha "liberato" il suo cervello, ha dato maggiore spazio all'intelligenza grazie ad un maggior afflusso del sangue. E' proprio A. Leroi-Gourhan che  evidenzia questa liberazione sincrona del cervello, della lingua e della mano che diventa possibile quando l'Homo Sapiens assume la posizione eretta. Così incomincia l'avventura umana con un mondo attraversato da correnti di uralo-altaici, stirpi indoeuropee, africani. L'uomo è in movimento, si sposta, registra, grazie alla lingua, i segni, i fonemi, i simboli. Ed è della lingua degli uomini che dirò in questo piccolo intervento. Nel suo ultimo lavoro il genetista Cavalli-Sforza scrive: "La lingua ha segnato confini di potere e di conquista con alcuni idiomi che si sono imposti con successo e altri meno"( G

"Siate pazzi, siate affamati": Steve Jobs e il Villaggio globale.

di Nico Carlucci Muore Steve Jobs, un genio dei nostri tempi "poco moderni". E' stato l'inventore di iPhone, di iPad, di iTunes. Fondatore della Apple, Steve ha rivoluzionato l'industria della tecnologia mondiale trasformando le vite. L'iTunes Store è la libreria on line con tutta la musica e i film della Terra. Con iPhone Jobs entra, invece, nella telefonia mobile: il telefono della "mela" che diventa a schermo tattile. L' iPad riscrive la storia dei reader e dei computer. In ultima analisi, Steve Jobs è il "genio" che compie il salto epistemologico nell'accezione in cui ne aveva parlato l'antropologo  Alfred L. Kroeber e sposta, così, la cultura globale,  il vissuto della specie. E'  "sognatore" dei grandi, la fantasia che è nella Scienza. Riporto le parole che ha pronunciate nel 2005 ai neo-laureati di Stanford: "La morte è probabilmente la migliore invenzione della vita. E' un agente di cambiamento

Per una storia politica medioevale: la Chiesa, gli Imperatori e altro...

di Nico Carlucci I poteri temporali e spirituali rivendicano da sempre, silenziosamente, la propria sacralità. Ciò viene da lontano, dalla storia che cercherò qui di raccontare. Storia occidentale, si intende. In Oriente, con il Cesaropapismo, i poteri temporali hanno avuto la meglio rispetto a quelli che si occupavano del mondo della spirito. E' questo il motivo per il quale non c'è stato, quasi mai, lo scontro, come da noi, tra sovrani e patriarchi. In Italia e in Europa, invece, ci si chiedeva: “E' più potente il Papa o chi governa le genti?” Spesso, a queste domande si è data una risposta proprio nella nostra Penisola dove si è piantato uno stato “straniero”, il Vaticano, che ha goduto di notevoli privilegi. E' proprio di questi anni la crisi globale delle borse e dei titoli. I cittadini italiani vengono chiamati a nuovi sacrifici: tasse e tagli della spesa pubblica. Su Facebook impazza, intanto, l'invito degli Italiani al Vaticano a pagare la fin

Gli angeli del Rock: Amy Winehouse

di Nico Carlucci Ieri moriva la cantante Amy Winehouse, a ventisette anni. E' la stessa età in cui sono andati via i nomi della musica come Jimmy Hendrix, Curt Cobain, Jim Morrison, Janis Joplin. Spiegare le morti di questi giovani per via dell' uso delle droghe non è sufficiente. Le solitudini degli uomini, forse, sono non spiegabili. Amy Winehouse ha il merito di aver ridato, però, speranza ad un canto delle "donne", questa volta, sì, universale. Ha fatto musica pop, rock, mescolata con i ritmi della Giamaica e con il soul. La Winehouse sperimentava, così, anche il jazz con una voce a cui stanno attingendo le nuove generazioni. Pochi sono i cd compiuti dalla cantante inglese tra cui ricordiamo Back to black , ma non importa. Essi sono già parte della nostra storia "moderna". E se oggi riusciamo a dire questo è perchè la musica dei "giovani", alternative, indie, punk, grunge, "parlano" ancora dell'arte, di tutto quanto

Morte a Regina Coeli: Stefano Cucchi

di Nico Carlucci Avrei voluto parlare, a distanza di un pò di tempo, della fine di Stefano Cucchi. Pensavo di analizzare le connessioni che esistono tra morte di Stefano e il sistema del potere. Mi sarei soffermato anche su quei fili inestricalili che uniscono corpo, sessualità e morte e che continuano ad agire nel nostro modello culturale. Tornano alla mente, così, le stimmate del Cristo, delle piaghe della vittima del sacrificio. Non ce l'ho fatta. Dopo aver guardato le foto di Stefano che la sua famiglia ha voluto che fossero "pubbliche", mi sono chiuso nel silenzio angoscioso. Cosa siamo? Il gruppo ancora ricalca le strade di un inconsapevole che non ammette deroghe?. Ma non avevamo parlato, in Occidente, del cambiamento? Perchè l'infierire su Stefano, sul suo corpo da parte proprio di chi rappresenta le istituzioni? Ci domandiamo sgomenti chi abbia ucciso questo ragazzo di trentun anni fermato il 15 ottobre del 2010 per droga al Parco degli Acquedotti

L'Italia al tempo dei migranti

di Nico Carlucci Le statistiche dicono che le femmine sono più brave dei maschi a scuola e che il loro numero supera quello del “sesso forte” anche in molte facoltà universitarie. Allora c’è da chiedersi se le donne siano più intelligenti degli uomini, se il modello culturale sia cambiato davvero, se il rapporto tra i generi conosce una nuova “primavera”. Se ciò fosse vero, quante di queste ragazze "brave" rinunceranno ad essere “mogli di”? Torna il grido della docente del film “MonnaLisa smile”interpretato da Julia Roberts che vuole che le sue allieve diventino "soggetto" della società americana e non solo, appunto, "mogli e madri". In realtà, credo che il maschio abbia abbandonato la scuola perché questa non gli serviva più per capire il mondo. C’è da aggiungere poi il disagio che i ragazzi vivono, giorno dopo giorno, all’interno di uno spazio, quelle delle istituzioni scolastiche, fatto da maestre e professoresse che lo agiscono e lo teorizzan

Dialogo con Platone

di Nico Carlucci Preambolo L’ Uno è negazione della molteplicità? Ma quando si predica il concetto di uno lo si moltiplica: se non si predicasse affatto sarebbe uno, se ne parlo è già più di uno, è già due. Gli si aggiunge, così, il concetto di essere. L’ultimo Platone: l’Uno è essere proprio perché lo predico: nego e affermo nello stesso tempo. Le idee non sono l’una accanto all’altra, ma se le accosto dialogano e si scontrano. Questo è il nuovo significato di dialettica, che non designa più solo un metodo di indagine: diventa anche la struttura della realtà Il Mito è “l’altro” E ora guardiamo ad alcuni dialoghi di Platone in cui compaiono personaggi e tempi “altri” intorno ai quali l’antropologo si interroga: Diotima, la sacerdotessa di Mantinea, Er e il suo mito, lo Straniero di Elea di cui il pensatore parla nel Politico. Sono tutte tracce dell’uomo che interroga l’uomo che “supera” quanto il modello culturale di appartenenza mette a disposizione: codificato

Un occhio sull'Universo: l'Antropologia culturale

di Nico Carlucci L’Antropologia ha origine verso la fine del XIX secolo. Edward. B. Tylor, britannico, dà nel 1871 una delle prime definizioni di cultura che è, prima di tutto: “…insieme complesso che include il sapere, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e ogni altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro della società”. E’, quella di Tylor, una definizione che non sempre, nei tempi, è stata percepita nella sua profondità o nella sua rivoluzione in ambito scientifico. Basti pensare che Primitive culture , opera da cui è tratta la suddetta definizione, ha fatto fatica a trovare una sua traduzione dall’inglese all’italiano. Come abbiamo visto nel precedente articolo da me scritto per questo blog “indie” , anche James Frazer appartiene a questo modello del positivismo antropologico proprio della fine dell’Ottocento. Ma sia lui che Tylor sono stati scienziati che hanno usato materiali raccolti da altri, di solito missionari, esploratori, ufficiali c

La Sibilla consigliò a Enea di procurarsi il Ramo d'Oro: James G. Frazer

di Nico Carlucci Soffermiamoci su un classico dell’Antropologia, Il ramo d’oro di James Frazer visto che si dà sempre meno spazio a quella “letteratura” relativa alla scienza della cultura. Sì, cerchiamo di rileggere, di tanto in tanto, in questo blog “indie”, alcune delle opere più prestigiose dell’Antropologia e non importa se sono più o meno “superate”. Il mio vuole essere un tentativo di ridisegnare uno spicchio “minimo” di questa storia mediante uno dei suoi libri che più si ricordano; lo faccio senza ipocrisie di sorta. Incomincio proprio con Il Ramo d’oro di Frazer che fu pubblicato nel 1890 e poi ampliato fino alla sua stesura definitiva del 1915. In esso l’antropologo si occupa delle cosiddette culture primitive in base alla teoria evoluzionistica molto in voga verso la fine dell’Ottocento: “…quale colore avrà la ragnatela che il fato sta ora intrecciando sul telaio del tempo? Sarà bianca o rossa? Non lo sappiamo. Una pallida, tremante luce illumina le parti già ordite. I