di Nico Carlucci
Una rivoluzione scientifica sconvolge sempre, produce una perdita di idee per dare spazio a un nuovo Mondo. E' quanto è successo con la comparsa di Darwin (1809-1882), dell'evoluzionismo alla fine dell'Ottocento, in piena era vittoriana.
Lo studioso inglese raccoglie un'infinità di dati, compie lunghi viaggi per capire che cosa sono le specie. Prima di tutto, queste ultime non sono immutabili. Nel dire ciò Charles confessa silenziosamente che gli sembra di aver commesso un "omicidio" dato che i suoi contemporanei credono ancora, riguardo alle specie, a "tipi ideali" (vedi John Stuart Mill).
A proposito dell'evoluzione, Darwin ne parla in termini di trasmutazione, di biforcazione, di gradualismo, di speciazione, di selezione naturale. C'è un origine in comune dell'uomo con le scimmie antropomorfe. Dalla trasmutazione, dalla variazione degli organismi, infatti, si passa alla loro biforcazione. La speciazione, invece, è favorita dalla geografia, dal più o meno isolamento delle specie che ad un certo punto diventano "complesse". Il biologo inglese continua scrivendo della selezione naturale vista come espressione dell'ambiente che elimina chi non resiste ad esso.
Non c'è quindi alcun disegno provvidenziale. La selezione naturale fa si che la vita vada avanti.
Sono questi dei punti che Darwin espone nel suo libro Origine delle specie (1859) nel quale sono confluite ipotesi, fatti, osservazioni di molto anni prima e che solo il pudore davanti alla "rivoluzione" impediva al giovane Charles la pubblicazione dei suoi risultati. Più tardi egli unisce a tutto questo la selezione sessuale.
Una libertà "evolutiva"
Questo articolo nasce non per esaurire Darwin e l'Evoluzionismo dato che molti scienziati lo fanno meglio di me per via delle loro maggiori competenze in campo biologico e geologico.
Io voglio, invece, sottolineare il fatto che quanto teorizza Charles è nell'aria, in altri termini, è parte del modello culturale in cui Darwin si forma e respira, giorno dopo giorno, ad un livello dove l'incosapevolezza coincide con la consapevolezza.
E' il motivo per il quale Alfred R.Wallace, negli stessi anni scopriva cose che Darwin aveva pensato prima, ammesso che ci sia un prima e un dopo nel modello culturale di appartenenza. La cultura si sa, è circolare, è un insieme complesso i cui tratti interagiscono in una totalità significativa .
"Questi due signori hanno concepito, ciascuno indipendentemente e senza essere a conoscenza degli studi dell'altro, la medesima e assai ingegnosa teoria per spiegare le comparsa e la varietà e di forme specifiche sul nostro pianeta" E' quanto scrive C. Lyell e J. D. Hooker a J.J. Bennet, segretario della Linnean Society.
Darwin si occupò in modo vivo anche di politica grazie alla sua "fiamma morale". Era contro la shiavitù e il razzismo (A. Desmond, J.Moore La sacra causa di Darwin, Cortina editore, 2012). In Brasile rimase fortemente impressionato dal modo in cui venivano trattati i neri. In America, ricordiamo, si era in piena Guerra Civile (1861-1865). Lincoln nonostante tutto era stato tenero nei confronti dei suddisti che sottomettevano chi oggi chiamiamo Afroamericani.
Darwin e Lincoln nascono lo stesso giorno, il 12 febbraio. Coincidenza? Beh, è la mia la composizione di un puzzle, con i suoi tasselli, per vedere la sua "forma", quella che i filosofi chiamano, in ultima analisi, "gestalt" e che io, invece, dico essere il tessuto della cultura con i suoi fili interrelati.
"Io sarò l'amore"
Nello stesso periodo importante è il dibattito su Dio, sulla sua esistenza. Da una parte c'è l'ateo di "professione" dall'altra chi è ebbro di trascendenza. Per il matematico-filosofo William Clifford (1845-1879), per esempio, il "Grande Compagno è morto" riferendosi nel suo libro Etica, scienza e fede proprio all'ateismo dello scienziato, anticipando, si fa per dire, F. Nietzsche e al più esplicito "Dio è morto". E' il tempo di Teresa di Lisieux (1873-1897), monaca di clausura in Normandia canonizzata dalla Chiesa con un "Uragano di Gloria" nel 1925.
Clifford e Teresa respirano l'atmosfera dello stesso modello culturale. Entrambi muoiono giovani: Teresa a 24 anni, Clifford a 34. Tutti e due lasciano la vita perché affetti da tubercolosi detta anche il "mal sottile". E' una malattia intorno alla quale tanto si è detto anche al livello dei suoi significati simbolico-concreti. Il Romanticismo impone le sue regole. Clifford parla di geometrie non euclidee e allo stesso tempo come un poeta ha il suo sguardo sul sole della primavera che splende, ora, in un cielo vuoto. Nella sua autobiografia Storia di un'anima la piccola Teresa canta le lacrime dei poeti e grida che il Cielo è chiuso.
Darwin sceglie di non affrontare, invece, il problema delle religioni molto dibattuto come ho già precisato. Il biologo Thomas Huxley conia per Charles il termine di agnostico per dire, appunto, che Dio, sì, può anche esistere, ma non è oggetto dell'indagine scientifica.
Una rivoluzione scientifica sconvolge sempre, produce una perdita di idee per dare spazio a un nuovo Mondo. E' quanto è successo con la comparsa di Darwin (1809-1882), dell'evoluzionismo alla fine dell'Ottocento, in piena era vittoriana.
Lo studioso inglese raccoglie un'infinità di dati, compie lunghi viaggi per capire che cosa sono le specie. Prima di tutto, queste ultime non sono immutabili. Nel dire ciò Charles confessa silenziosamente che gli sembra di aver commesso un "omicidio" dato che i suoi contemporanei credono ancora, riguardo alle specie, a "tipi ideali" (vedi John Stuart Mill).
A proposito dell'evoluzione, Darwin ne parla in termini di trasmutazione, di biforcazione, di gradualismo, di speciazione, di selezione naturale. C'è un origine in comune dell'uomo con le scimmie antropomorfe. Dalla trasmutazione, dalla variazione degli organismi, infatti, si passa alla loro biforcazione. La speciazione, invece, è favorita dalla geografia, dal più o meno isolamento delle specie che ad un certo punto diventano "complesse". Il biologo inglese continua scrivendo della selezione naturale vista come espressione dell'ambiente che elimina chi non resiste ad esso.
Non c'è quindi alcun disegno provvidenziale. La selezione naturale fa si che la vita vada avanti.
Sono questi dei punti che Darwin espone nel suo libro Origine delle specie (1859) nel quale sono confluite ipotesi, fatti, osservazioni di molto anni prima e che solo il pudore davanti alla "rivoluzione" impediva al giovane Charles la pubblicazione dei suoi risultati. Più tardi egli unisce a tutto questo la selezione sessuale.
Una libertà "evolutiva"
Questo articolo nasce non per esaurire Darwin e l'Evoluzionismo dato che molti scienziati lo fanno meglio di me per via delle loro maggiori competenze in campo biologico e geologico.
Io voglio, invece, sottolineare il fatto che quanto teorizza Charles è nell'aria, in altri termini, è parte del modello culturale in cui Darwin si forma e respira, giorno dopo giorno, ad un livello dove l'incosapevolezza coincide con la consapevolezza.
E' il motivo per il quale Alfred R.Wallace, negli stessi anni scopriva cose che Darwin aveva pensato prima, ammesso che ci sia un prima e un dopo nel modello culturale di appartenenza. La cultura si sa, è circolare, è un insieme complesso i cui tratti interagiscono in una totalità significativa .
"Questi due signori hanno concepito, ciascuno indipendentemente e senza essere a conoscenza degli studi dell'altro, la medesima e assai ingegnosa teoria per spiegare le comparsa e la varietà e di forme specifiche sul nostro pianeta" E' quanto scrive C. Lyell e J. D. Hooker a J.J. Bennet, segretario della Linnean Society.
Darwin si occupò in modo vivo anche di politica grazie alla sua "fiamma morale". Era contro la shiavitù e il razzismo (A. Desmond, J.Moore La sacra causa di Darwin, Cortina editore, 2012). In Brasile rimase fortemente impressionato dal modo in cui venivano trattati i neri. In America, ricordiamo, si era in piena Guerra Civile (1861-1865). Lincoln nonostante tutto era stato tenero nei confronti dei suddisti che sottomettevano chi oggi chiamiamo Afroamericani.
Darwin e Lincoln nascono lo stesso giorno, il 12 febbraio. Coincidenza? Beh, è la mia la composizione di un puzzle, con i suoi tasselli, per vedere la sua "forma", quella che i filosofi chiamano, in ultima analisi, "gestalt" e che io, invece, dico essere il tessuto della cultura con i suoi fili interrelati.
"Io sarò l'amore"
Nello stesso periodo importante è il dibattito su Dio, sulla sua esistenza. Da una parte c'è l'ateo di "professione" dall'altra chi è ebbro di trascendenza. Per il matematico-filosofo William Clifford (1845-1879), per esempio, il "Grande Compagno è morto" riferendosi nel suo libro Etica, scienza e fede proprio all'ateismo dello scienziato, anticipando, si fa per dire, F. Nietzsche e al più esplicito "Dio è morto". E' il tempo di Teresa di Lisieux (1873-1897), monaca di clausura in Normandia canonizzata dalla Chiesa con un "Uragano di Gloria" nel 1925.
Clifford e Teresa respirano l'atmosfera dello stesso modello culturale. Entrambi muoiono giovani: Teresa a 24 anni, Clifford a 34. Tutti e due lasciano la vita perché affetti da tubercolosi detta anche il "mal sottile". E' una malattia intorno alla quale tanto si è detto anche al livello dei suoi significati simbolico-concreti. Il Romanticismo impone le sue regole. Clifford parla di geometrie non euclidee e allo stesso tempo come un poeta ha il suo sguardo sul sole della primavera che splende, ora, in un cielo vuoto. Nella sua autobiografia Storia di un'anima la piccola Teresa canta le lacrime dei poeti e grida che il Cielo è chiuso.
Darwin sceglie di non affrontare, invece, il problema delle religioni molto dibattuto come ho già precisato. Il biologo Thomas Huxley conia per Charles il termine di agnostico per dire, appunto, che Dio, sì, può anche esistere, ma non è oggetto dell'indagine scientifica.
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