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Visualizzazione dei post da agosto, 2016

Senza mai giungere a compimento: Kierkegaard, Heidegger, Sartre

a cura di Nico Carlucci Per Kierkegaard la dimensione dell’angoscia è costitutiva dell’esistenza stessa dell’uomo, essa si fonda in ciò che l’uomo stesso è: una sintesi sempre dinamica di anima e corpo, finito e infinito, sintesi che viene designata con il termine spirito . L'angoscia è infatti propria di uno spirito incarnato, quale è l'uomo, di un essere fornito di una libertà che non è né necessità, né astratto libero arbitrio, ma libertà condizionata dalla situazione, ossia dalla possibilità di ciò che può accadere, di poter agire in un mondo in cui non può sapere cosa accadrà. Essa non è presente nella bestia che, priva di spirito, è guidata dalla necessità dell'istinto, né nell'angelo che, puro spirito, non è condizionato dalle situazioni concrete. «Se l’uomo fosse animale o angelo, non potrebbe angosciarsi. Poiché è una sintesi, egli può angosciarsi.» La possibilità è la categoria fondamentale dell'esistenza e la cond