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Visualizzazione dei post da ottobre, 2007

"OK COMPUTER": Radiohead parte II

di Nico Carlucci Si, il mondo cambia, abbiamo detto, il modo di riprodurre la musica cambia. Questo è vero anche per l' arte che diventa "murales", non più "prigioniera" dei musei e cioè del "luogo". Keith Haring lo ha dimostrato nella libertà delle gallerie della metropolitana di New York, ma anche servendosi della "surmodernità" di cui parla Marc Augè nei suoi studi: i grandi magazzini, gli autobus e quindi le autostrade, gli aeroporti. In altre parole, i "non luoghi", appunto. Gli artisti sono quelli di "strada" che conoscono il digit sperimentandolo come "esperienza totale". I confini, allora, saltano, i "pieni" pure. Il computer prende il sopravvento attraverso la rete e il virtuale che sono "dovunque e in nessuna parte". E , forse, era questo che cercavano di dirci i Radiohead quando hanno pubblicato nel 1997 proprio Ok Computer , album pieno di momenti rarefatti e angoscie esiste

I Radiohead e la musica dei "non luoghi"

di Nico Carlucci Esce in questi giorni l'ultimo lavoro dei Radiohead In Rainbows . Esce su internet, la musica che decodifica, ancora una volta, la surmodernità: lo spazio è quello virtuale della rete, il tempo quello del digit. I suoni restano "incompiuti", al di là dei confini. Quello dei Radiohead è un "cd" di brani da scaricare, che "non esiste" in commercio, almeno per ora. La musica salta le barriere tradizionali della domanda e dell'offerta, creando qualcosa di "nuovo" ( In Rainbows può essere scaricato pagando quello che desideri). E' quanto sta accadendo all'Antropologia, al suo ripensamento del concetto dello spazio e del tempo che non sono più quelli del mito e della geografia. I luoghi sono "globali", i tempi quelli dell' "accelerazione". E' questo che voglio provare a dire qui: la scienza e la frantumazione dei linguaggi tradizionali, delle vecchie categorie di cui anche un disco come In ra