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Visualizzazione dei post da 2007

Chi ha paura di Giuseppe Garibaldi?

a cura di Nico Carlucci articolo di Rosaria Impenna Pur essendo appassionata di storia e particolarmente interessata a quella risorgimentale, vi confesso che proprio non ricordavo l’anno di nascita di Giuseppe Garibaldi. A tal proposito, qualche giorno fa, in occasione dello sciopero studentesco contro la Riforma Fioroni, nei corridoi “vuoti” di questo Istituto, parlando coi colleghi fra un insolito, piacevole silenzio, sono venuta a conoscenza della famosa e importante ricorrenza. La cara collega Gigia Baldi, apre infatti un cartoncino ben piegato, sbircia con attenzione e, ad alta voce informa che presto, nei giorni seguenti, si sarebbe tenuto un Convegno: Garibaldi e il Garibaldinismo Pavese, nel bicentenario della nascita dell’eroe. Leggendo con maggiore accortezza il programma cogliamo la ricchezza e l’indubitabile interesse che l’insieme della manifestazione dovrebbe avere. Essa, infatti, si svolgerà nell’arco di un’intera giornata, il 19 ottobre, tra conferenze, incontri con

Era informatica e nuovi Dèi: la Trascendenza che muore

di Nico Carlucci E’ possibile, oggi, parlare di divinità se capiamo quelle che sono le nuove categorie dello spazio e del tempo all’interno delle quali noi, uomini moderni, viviamo. Nell’era del globale e della tecnologia digitale esse non sono più riconducibili ad un territorio specifico, circoscritto, delimitato dai confini; il tempo, inoltre, non è più la ripetizione di un evento salvifico o l’ attesa del Salvatore come, per esempio, per il popolo ebraico. Il nostro è il mondo del Digit e quindi, credo, della frantumazione attonita di vecchie categorie e di una fisica che si basava su una particolare concezione della materia. Di conseguenza, è la stessa immagine del divino che cambia. Il computer prende il sopravvento, diventa Dio, sostituisce divinità e spiriti del passato in un modello di mondi virtuali, di bombe informatiche, di tempi e spazi che non sono più “locali". Sulle riviste scientifiche e di divulgazione, appaiono titoli del tipo: E il computer creò l’uomo ; Divino

"Outsider" dell'Antropologia: Ida Magli

di Nico Carlucci L'anno sta per chiudersi con uno dei libri più interessanti degli ultimi tempi. Sto parlando del saggio di Ida Magli: Il mulino di Ofelia : uomini e dèi (Milano, Rizzoli, 2007). In esso la famosa antropologa analizza le religioni, come capiamo subito dal sottotitolo, individuando i molti aspetti che le accomunano. E' un lavoro, quello della Magli, che nasce per raccontare "la solitudine degli uomini" che hanno creato il Potere, le religioni, il Sacro, la fenomenologia del Sacro nell'ambito di una logica stringente. Il Potere, laico e religioso, si radica proprio sul Sacro affascinando e sgomentando, l'individuo e il gruppo, attraverso il rituale, la preghiera, le formule magiche, gli esorcismi. Belle sono le pagine dedicate all'immagine della "donna ideale", all'Occidente che ha "perso la sua strada" dopo le varie rivoluzioni del secolo scorso: marxismo, psicoanalisi, femminismo. E bella è l'opera di Gesu

Sigur Ros: "Il suono di Dio che piange lacrime d'oro in Paradiso"

di Nico Carlucci All'inizio del mese è uscito l'ultimo lavoro dei Sigur Ros: Hvarf/Heim . E' questo un doppio cd che contiene, nella prima parte, cinque nuovi pezzi elettrici, nella seconda parte, la rivisitazione acustica di sei brani bellissimi. Con questo lavoro il gruppo islandese riconferma il proprio suono, il proprio mondo onirico costellato da luci fioche, foschie impalpabili e da una "orgia" , calda e algida, di strumenti che parlano al cuore. In Hvarf/Heim troviamo ancora il "tempo dell'Islanda" : la sospensione tra leggiadre danze boreali di xilofono e "impennate" chitarristiche che sanno di dolcezza e di "fino alla fine del mondo". Del resto, è quello che vediamo anche nei suggestivi video dei Sigur Ros: vecchi elfi che ballano affrontandosi con spade spuntate, biondi bambini che saltano da una rupe nell'Oceano trasformando il loro "volo" in una danza di morte, come avviene nello "scioglimento&

Nuovi tabù e silenzi culturali. L'antiamericanismo

di Nico Carlucci Ripropongo qui un articolo che nasceva per parlare dell’America, dei sui film, dei suoi premi (l’Oscar 2006), dei suoi “temi” culturali. Scritto per una associazione gay italiana che sembrava sensibile all’intervento dell’antropologo, l’articolo in questione non è stato mai pubblicato. A distanza di circa un anno, lo ripropongo per capire se il motivo della sua non pubblicazione sia dovuto all’antimericanismo che esiste da più parti soprattutto in alcune aree politiche di cui anche le associazioni, tuttora, fanno parte. 2006 - HOLLYWOOD: IL SOGNO CHE SI INFRANGE Beh, forse, l’America sta mandando un altro segnale al mondo con i tre film “indipendenti” che sono usciti sul grande schermo. Sto parlando di “Brokeback Mountain”, “Capote” e“Transamerica” . Il primo vincitore dell’Oscar per la regia, il secondo premiato con la famosa statuina per il miglior attore protagonista. Il terzo, pur candidato al premio più prestigioso nell’ambito della cinematografia mondial

Paolo e gli altri..! Emergenza bullismo

di Nico Carlucci Può l’antropologia dare un contributo nell’ambito delle scienze dell’educazione? Credo di si anche se i risultati a cui essa giunge, spesso, sono rifiutati dal Potere perché mettono in crisi quei presupposti su cui questo si regge. Del resto, non è un caso che nell’ambito della riforma della scuola italiana la scienza della cultura sia stata esclusa . Si è fatto finta , che tutti quegli apporti di «scoperte» che si sono avuti durante l’intero arco del Novecento, grazie alla scienza antropologica, nel campo della storia, della biologia, della psichiatria, non esistessero. Anche la ri-definizione delle discipline nell’ ultimo concorso ordinario e la nascita di nuovi corsi di laurea in tutta la Penisola, non tengono conto dell’antropologia nonostante molti manuali in uso soprattutto nelle scuole , storie delle letterature, libri di storia dell’arte, usino il concetto di cultura sempre più frequentemente ( a proposito di «storie letterarie» penso a Ceserani, Federicis, « I

Società post scolastica: analisi antropologica della riforma della scuola e dell'univerità in Italia

di Nico Carlucci Gli economisti hanno vinto non solo nel momento in cui hanno affermato che alla base della società ci sono gli scambi commerciali, il capitale, la legge della domanda e dell’offerta, ma anche quando il ministro di turno, di sinistra o di destra, non importa, ha deciso di cambiare le regole della scuola e dell’università italiana. La mia riflessione può partire dalla pedagogia che è alla base della riforma dell’istruzione pubblica in Italia, con le sue strategie che ancora una volta vengono riconosciute come assolute da coloro che le propongono, dopo aver espunto dal proprio orizzonte il metodo scientifico. Intanto, vediamo subito che la riforma e i suoi assunti sono fortemente influenzati dal pragmatismo americano, lontano anni luce dalla tradizione del pensiero europeo. Quest’ultimo, da più parti, viene deriso; c’è chi dice che non serve a niente in quanto non pratico e, quindi, non in sintonia con le nuove tecnologie di un mondo che va in fretta. Si dimenticano,

"OK COMPUTER": Radiohead parte II

di Nico Carlucci Si, il mondo cambia, abbiamo detto, il modo di riprodurre la musica cambia. Questo è vero anche per l' arte che diventa "murales", non più "prigioniera" dei musei e cioè del "luogo". Keith Haring lo ha dimostrato nella libertà delle gallerie della metropolitana di New York, ma anche servendosi della "surmodernità" di cui parla Marc Augè nei suoi studi: i grandi magazzini, gli autobus e quindi le autostrade, gli aeroporti. In altre parole, i "non luoghi", appunto. Gli artisti sono quelli di "strada" che conoscono il digit sperimentandolo come "esperienza totale". I confini, allora, saltano, i "pieni" pure. Il computer prende il sopravvento attraverso la rete e il virtuale che sono "dovunque e in nessuna parte". E , forse, era questo che cercavano di dirci i Radiohead quando hanno pubblicato nel 1997 proprio Ok Computer , album pieno di momenti rarefatti e angoscie esiste

I Radiohead e la musica dei "non luoghi"

di Nico Carlucci Esce in questi giorni l'ultimo lavoro dei Radiohead In Rainbows . Esce su internet, la musica che decodifica, ancora una volta, la surmodernità: lo spazio è quello virtuale della rete, il tempo quello del digit. I suoni restano "incompiuti", al di là dei confini. Quello dei Radiohead è un "cd" di brani da scaricare, che "non esiste" in commercio, almeno per ora. La musica salta le barriere tradizionali della domanda e dell'offerta, creando qualcosa di "nuovo" ( In Rainbows può essere scaricato pagando quello che desideri). E' quanto sta accadendo all'Antropologia, al suo ripensamento del concetto dello spazio e del tempo che non sono più quelli del mito e della geografia. I luoghi sono "globali", i tempi quelli dell' "accelerazione". E' questo che voglio provare a dire qui: la scienza e la frantumazione dei linguaggi tradizionali, delle vecchie categorie di cui anche un disco come In ra