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I Radiohead e la musica dei "non luoghi"

di Nico Carlucci

Esce in questi giorni l'ultimo lavoro dei Radiohead In Rainbows. Esce su internet, la musica che decodifica, ancora una volta, la surmodernità: lo spazio è quello virtuale della rete, il tempo quello del digit.
I suoni restano "incompiuti", al di là dei confini.
Quello dei Radiohead è un "cd" di brani da scaricare, che "non esiste" in commercio, almeno per ora.
La musica salta le barriere tradizionali della domanda e dell'offerta, creando qualcosa di "nuovo" ( In Rainbows può essere scaricato pagando quello che desideri).
E' quanto sta accadendo all'Antropologia, al suo ripensamento del concetto dello spazio e del tempo che non sono più quelli del mito e della geografia. I luoghi sono "globali", i tempi quelli dell' "accelerazione".
E' questo che voglio provare a dire qui: la scienza e la frantumazione dei linguaggi tradizionali, delle vecchie categorie di cui anche un disco come In rainbows "dice" nei sui significati di base.
Ho incominciato sottolineando l'ultimo lavoro post rock dei Radiohead per raccontare un mondo che cambia.
Le domande della Scienza sono in divenire e rimandano all'indeterminatezza che, a proposito del gruppo inglese, è indeterminatezza dei suoni, dei testi, delle immagini che usa sia su internet che nei propri lavori.
Radiohead's Thom York

Radiohead's Thom York

Commenti

Nico Carlucci ha detto…
Si il mondo cambia, il modo di riprodurre la musica cambia. Questo è vero anche per l'arte che diventa "murales" non più prigioniera dei "musei" e cioè del "luogo". Keith Haring lo ha dimostrato nelle gallerie delle metropolitane newyorkesi, ma anche nei luoghi della "surmodernità, appunto: i quartieri di Manhattan, gli autobus e quinfi le autostrade, i grandi magazzini, gli areoporti.
Il "non luogo", appunto. E gli artisti sono quelli di "strada" che conoscono il digit sperimentandolo come "esperienza totale".
I confini saltono, i "pieni" pure. Il computer prende il sopravvento attraverso la rete, il virtuale che è "dovunque e in nessuna parte". E forse era proprio questo che cercavano di dirci i Radiohead quando pubblicano nel 1997 proprio "Ok Computer". Cd, questo, pieno di momenti rarefatti e angoscie esistenziali che straziano.

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