Passa ai contenuti principali

Arcobaleni e Reti: viaggio nel Web

di Nico Carlucci


Metto in rete alcuni interventi che ho fatto quest’estate a dei forum a cui ho partecipato. L’antropologo fa la sua “ricerca sul campo” , originale, piena di stimoli. I miei sono interventi arricchiti grazie all’incontro con i partecipanti su temi riguardanti il Rock di cui sono grande appassionato. E’ stato uno scambio di “punti di vista” virtuali, come si vedrà consegnati al web.
Non potevo non parlare dell’Italia, della cultura in cui vivo, ma anche del globale, della Terra-Patria in cui vivo.
Il tema principale dello scambio in rete sono: la “morte” del genere rock, qualche concerto a cui ho preso a luglio, i 40 anni di Woodstock, la fine dei “giovani” con il trionfo del “giovanilismo” mediatico,

U2
Scrivo di un paese, l'Italia, che ha prodotto nel passato le melodie più belle, il canto dei poeti e dell'arte come "verità" dell'Assoluto. Oggi il modello è quello, inconsapevole, del catto-comunismo, della non invenzione sul piano artistico e musicale. Italia "delenda est" scrivono gli antropologi. Gli U2 e il loro gospel "contemporaneo" riproposto, lo scorso luglio, anche a San Siro in un canto spiritual che "baciava" il funerale di Michael Jackson.


Per rob:

La musica rock muore perche muore la cultura che l'aveva vista nascere. Internet crea i "non luoghi". Di conseguenza, anche il modello culturale in cui viviamo ne viene "informato". Si assiste alla fratumazione del tempo e dello spazio e quindi anche della musica rock con la sua direzione di senso e il suo "sogno". I miti diventano fragili, gli dei non hanno più "genere". C'è una indeterminatezza che rimanda al digit e a quanto viene detto a proposito della surmodernità" che, purtroppo, vede il venir meno dei "grandi nomi" musicali.

A proposito della morte del Rock, parlo di un modello culturale che è sempre una sintesi di tratti. Noon mi riferisco, ovviamente, ad un'unica causa, ma a più cause. Oggi l'arte esce dai musei, diventa graffiti, "non luogo”, corre lungo le stazioni ferroviarie, le linee metropolitane. Certo, l'antropologo Marc Augè ha teorizzato i "non luoghi", ma nel suo ultimo libro li sta ripensando se non superando.La rete è segno di un salto epistemologico della specie che sta cambiando ancora una volta. Il tempo che viviamo è quello dell'accelerazione, non più salvifico come succedeva ai tempi del Mito. Siamo davanti a nuovi interrogativi con la consapevolezza di un cambiamento digitale anche dell'anima. Ah, si gli U2, Madonna che a luglio hanno fatto rivivere a Milano il sogno, la coralità che io ho chiamato un "sacro laico". Ma cosa avremo in futuro?
scritto il 10/8/2009 10:34

Ancora i Radiohead:

Ieri alcuni giornali davano la notizia che i Radiohead faranno in futuro solo single. Finisce il "concept album"?
Beh, è l'i-pod che lo fa finire, è la musica scaricata da internet che lo fa finire. E torniamo alla morte del rock, del "sogno", a un mondo che cambia con i suoi suoni che diventano "precipitato" del modello della "rete".
Non erano stati proprio i Radiohead a promuovere il loro ultimo lavoro tramite internet, tramite i "non luoghi", appunto? Mi riferisco a "In Rainbows" che costava quanto voleva dare o meno chi navigava sul web per cercalo. Quindi salto della vecchia legge economica della domanda e dell'offerta, della casa discografica che, ora, non ha più "ubi consistam". Da genio Thom Yorke ha intuito dove oggi "vanno" le note", i fasci di luce delle architetture. C'è chi lo chiama "panico mondo" (vedi Virilio), chi "ambient", chi digitale, chi "nuova utopia".
scritto il 13/8/2009 7:27

Intermezzo


Ma una Italia comunista riuscirà mai ad amare il rock? C'è un provincialismo sconcertante nel Paese che ripropone sul piano artistico un neorealismo cinematografico "muto" e fuori dal tempo. Ma questo non succede nella "Patria-mondo" della musica.
scritto il 10/7/2009 15:40

Buon compleanno Woodstock

Si, Woodstock ha inventato la "gioventù" che in passato esisteva sotto diverse "spoglie". Ma oggi che cosa è rimasto? Niente! C'è un "giovanilismo" non creativo, stupido sponsorizzato dai media, dai giornali, dai pedagogisti e psicologi di turno. Dopo la ribellione dei versi "Ehi, teachers leave the kids alone" dei Pink Floyd, sono arrivati, ahimè, le veline, le fanciulle con i loro “papi" , i modelli rampanti degli aperitivi milanesi. Madonna grida, in una delle sue canzoni, che gli studenti violentano i loro insegnanti! Vi ricordate quanto successo nel “Colombine High Scool” di cui ci ha parlato anche Michael Moore nel suo film?
Dove sono, allora, i "fiori" di Pete Seeger, dove sono andati?
scritto il 15/8/2009 10:27

Quello che dice Vittorio è vero. I figli dei fiori non sono appartenuti all'Italia, "peccato"! "Hair" è un musical tutto "americano". L'Italia in quegli anni era troppo politicizzata, troppo "comunista".Infondo, la creatività artistica da noi si è persa proprio per questo. Basti pensare all 'architettura "socialista", a Roma con il suo "Corviale", vero umanomostro. Lì, invece, dove la "lotta proletaria" era assente (parlo degli USA e dell'Inghilterra) nascono il folk, il rock, il pop. La protesta, certo, c'era, una protesta, però, non di partiti, non delle "parrocchie", magari legate anche alla Chiesa e ai suoi oratori. Riconosco i meriti di alcuni cantautori italiani degli anni 70 che esprimevano le aspirazione di una Italia in rivolta, ma il Rock è un'altra cosa. Di esso parlano, ancora oggi, le riviste musicali americane e inglesi che vengono quasi sempre "copiate" , da alcune di quelle italiane. Nel Belpaese, infatti, non ci sono i vari: "Q", Mojo", "Spin", "Rolling Stones" perché, in ultima analisi, non c'è il rock.
scritto il 16/8/2009 8:22

Commenti

Post popolari in questo blog

Kultur e Zivilisation: Nietzsche e le scienze A-venire

di Nico Carlucci Kultur e gli anni di Basilea (1869-1879)      Nietzsche a Basilea fu un diligente insegnate. I suoi scolari lo ricordano come chi era capace di convincere allo studio, anche i più pigri. Egli riflette molto sul problema dell’educazione, sulla funzione degli istituti di cultura. La guerra franco-prussiana interruppe per qualche settimana la sua attività di insegnante. Sono gli anni in cui Nietzsche si sentiva legato a Burckhardt, storico basilese. A lui lo legò il comune amore per Schopenhauer e una concezione importante della civiltà greca. A Burckhardt lo lega anche quello che Nietzsche chiama “il sentimento dell’autunno della civiltà”. [1] Civiltà, sì. Una tradizione andava scomparendo con tutte le sue istituzioni. Significativa è la lettera che scrisse all’amico Carl von Gersdorff il 21 giugno 1871: “Al di là del conflitto delle nazioni, ci ha terrorizzati, terrificante e improvviso, il sollevarsi dell’idra internazionale, foriero di ben altre batta

Le donne si vestono.Simbolismo dell'abito monastico femminile

di Nico Carlucci “Perfetta vita e alto merto inciela donna più su” mi disse, “a la cui norma nel vostro mondo giù si veste e vela, perché fino al morir si vegghi e dorma con quello sposo ch’ogne voto accetta che caritate a suo piacer conforma. Dante, Canto III, "Il Paradiso", Divina Commedia Sul modo di vestirsi dei religiosi e in modo particolare delle monache, non esiste ancora una riflessione di carattere storico-antropologica che tenga conto del vissuto e del modo in cui le donne si sono percepite indossando quanto era stato deciso dai consacrati maschi (velo, tunica, sandali, cintura, cilicio, rosario). A questo scopo, credo che il concetto di cultura possa essere utile per una ricostruzione dei significati profondi che accompagna la donna e la sua “rappresentazione,” attraverso il suo corpo, nella storia. Per cultura intendo un “insieme complesso” di funzioni, norme, tecniche, miti, abitudini, tradizioni, tratti che si integrano in una struttura cui diamo il

La pietra miliare dell'Antropologia: Franz Boas

di  Nico Carlucci Franz Boas nasce a Minden, in Germania nel 1858 da una famiglia ebrea. Ebbe una cultura che si nutriva della fisica, della matematica e anche della geografia che lo condusse indirettamente all'antropologia. Ancora giovanissimo partì per una spedizione presso gli eschimesi della Terra di Baffin con l'obiettivo di studiare gli effetti dell'ambiente fisico sulla società locale. Nel 1887 Franz va a vivere negli Stati Uniti. Qui fonda a New York, alla Columbia University, il dipartimento di Antropologia e diventa maestro di famosi antropologi come Alfred L. Kroeber, Robert Lowie, Edward Sapir, Jean Herskovits, Ruth Benedict, Margareth Mead. Sempre a New York curò l'American Museum of National History. Boas, però, non farà mai un lavoro di esposizione sistematica del suo modo di intendere l'antropologia. Beh, sicuramente prende le distanze da L.H.Morgan, antropologo evoluzionista che aveva esemplificato troppo parlando di sviluppo indipendente de