di Nico Carlucci
Giorni di Natale, giorni di inverno a Milano. Dal paleolitico arrivano proprio loro, le antenati di Venere grazie all’Associazione Capodanno celtico che ha organizzato, al Castello Sforzesco, una mostra dedicata a queste figure femminili di un’era arcaica: la Preistoria.
Qui troviamo reperti straordinari e inediti come la Venere paleolitica di Dolnì Vestonice del 27500 a. C. ca. E’ una delle prime terracotte dell’Umanità.
Il reperto emoziona perché siamo ai primordi dell’arte figurativa europea. In esso possiamo cogliere i tratti del pensiero e del Mito, che con le prime società agricole, stanziali rivoluzionarono la condizione della specie Homo sapiens ponendo le fondamenta della nostra civiltà.
La mostra è stata aperta il 5 dicembre del 2009 e chiuderà il 28 febbraio del 2010.
Nella Sala Sforzesca sono presenti anche altri reperti: dalle statuette di animali dei cacciatori di mammut all’impressionante e raffinato vasellame dipinto fino alla monumentale figura femminile di Maovi’ce degli agricoltori moravi del V millennio a.C. In tutto troviamo ben 150 opere d’arte del Paleolitico e del Neolitico.
Ma sono loro le protagoniste principali della mostra, le veneri della Preistoria sulle quali molto si è detto. Alcuni antropologi hanno ritenuto perfino che queste fossero la prova dell’esistenza, nei millenni che ci hanno preceduti, del Matriarcato.
E’ l’epoca - dicevano - del potere delle donne a cui J. J. Bachofen, storico e antropologo dell’Ottocento, ha dedicato fiumi di parole per dimostrane l’esistenza. C’è chi parla, a proposito di queste Veneri, di “Grande Madre”, chi, come le femministe, delle prova di una “storia delle donne” e del loro “diversità”.
Quello che sicuramente importa, credo, sia la proiezione che l’Uomo fa, con queste statuette di terracotta, della donna, che qui viene rappresentata mediante forme, capigliature, volti, corpi. La femmina è segno e simbolo della costruzione culturale.
E’ quello che è successo nel passato, è quello che continua a succedere nel presente. La donna con il suo corpo è o figura “ideale” o figura “spezzata” fondamento del canto degli uomini nei secoli dei secoli.
Giorni di Natale, giorni di inverno a Milano. Dal paleolitico arrivano proprio loro, le antenati di Venere grazie all’Associazione Capodanno celtico che ha organizzato, al Castello Sforzesco, una mostra dedicata a queste figure femminili di un’era arcaica: la Preistoria.
Qui troviamo reperti straordinari e inediti come la Venere paleolitica di Dolnì Vestonice del 27500 a. C. ca. E’ una delle prime terracotte dell’Umanità.
Il reperto emoziona perché siamo ai primordi dell’arte figurativa europea. In esso possiamo cogliere i tratti del pensiero e del Mito, che con le prime società agricole, stanziali rivoluzionarono la condizione della specie Homo sapiens ponendo le fondamenta della nostra civiltà.
La mostra è stata aperta il 5 dicembre del 2009 e chiuderà il 28 febbraio del 2010.
Nella Sala Sforzesca sono presenti anche altri reperti: dalle statuette di animali dei cacciatori di mammut all’impressionante e raffinato vasellame dipinto fino alla monumentale figura femminile di Maovi’ce degli agricoltori moravi del V millennio a.C. In tutto troviamo ben 150 opere d’arte del Paleolitico e del Neolitico.
Ma sono loro le protagoniste principali della mostra, le veneri della Preistoria sulle quali molto si è detto. Alcuni antropologi hanno ritenuto perfino che queste fossero la prova dell’esistenza, nei millenni che ci hanno preceduti, del Matriarcato.
E’ l’epoca - dicevano - del potere delle donne a cui J. J. Bachofen, storico e antropologo dell’Ottocento, ha dedicato fiumi di parole per dimostrane l’esistenza. C’è chi parla, a proposito di queste Veneri, di “Grande Madre”, chi, come le femministe, delle prova di una “storia delle donne” e del loro “diversità”.
Quello che sicuramente importa, credo, sia la proiezione che l’Uomo fa, con queste statuette di terracotta, della donna, che qui viene rappresentata mediante forme, capigliature, volti, corpi. La femmina è segno e simbolo della costruzione culturale.
E’ quello che è successo nel passato, è quello che continua a succedere nel presente. La donna con il suo corpo è o figura “ideale” o figura “spezzata” fondamento del canto degli uomini nei secoli dei secoli.
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