Preambolo
L’ Uno è negazione della molteplicità? Ma quando si predica il concetto di uno lo si moltiplica: se non si predicasse affatto sarebbe uno, se ne parlo è già più di uno, è già due. Gli si aggiunge, così, il concetto di essere. L’ultimo Platone: l’Uno è essere proprio perché lo predico: nego e affermo nello stesso tempo. Le idee non sono l’una accanto all’altra, ma se le accosto dialogano e si scontrano. Questo è il nuovo significato di dialettica, che non designa più solo un metodo di indagine: diventa anche la struttura della realtà
Il Mito è “l’altro”
E ora guardiamo ad alcuni dialoghi di Platone in cui compaiono personaggi e tempi “altri” intorno ai quali l’antropologo si interroga: Diotima, la sacerdotessa di Mantinea, Er e il suo mito, lo Straniero di Elea di cui il pensatore parla nel Politico. Sono tutte tracce dell’uomo che interroga l’uomo che “supera” quanto il modello culturale di appartenenza mette a disposizione: codificatore di un mondo e suo decodificatore. In esso modello è presente il vissuto del filosofo ateniese e quindi la cultura e la storia. Al riguardo, sarebbe interessante capire da dove venga a Platone la dottrina delle idee. Il livello di analisi dell’antropologo è diverso, lo so, da quello del filosofo, ma essi possono interagire per capire meglio la storia del pensiero occidentale. Franco Trabattoni propone una lettura non evoluzionistica dell’opera dell'ateniese. I dialoghi della maturità , Repubblica e Fedone, per esempio, non vanno visti in contrapposizione con quanto il filosofo scrive nel periodo della vecchiaia. La dottrina delle Idee è, in ultima analisi, una provocazione della dialettica tra mondo lunare e quello sub lunare. Ciò che conta è la dialettica, appunto, di cui Trabattoni scrive proprio a proposito della seconda navigazione nel Fedone, i logoi e cioè i discorsi nella libertà di chi si definisce, dialoga e fa, così, la scienza nell’Antichità
Andiamo per ordine
Diotima è la sacerdotessa che istruisce Socrate alle cose d’amore.E’ quanto vediamo nel Simposio in cui si parla di Eros. Qui Diotima dice che amore è desiderio di bellezza. Dal padre Porros, Eros eredita la tensione verso il bello e la volontà di possederlo, mentre dalla madre Poenia prende la mancanza, il suo essere scalzo. Eros si abbandona e dorme senza dimora, è un demone che fa l’ uomo filosofo. Diotima delinea un itinerario iniziatico: la Bellezza di un corpo singolo per assurgere alla bellezza di tutti i corpi belli e infine alI'idea del Bello.
Dov’è la Patria?
Lo straniero di Elea ha la patria altrove, è traccia di un’origine, ma non più raggiungibile. Lo Straniero distrugge Elea, la patria e si situa sull’orlo di un nuovo mondo da lui stesso portato alla luce. Per tutta la vita appartiene ad Elea, è lo straniero di Elea che non c’è più.
Interpretazione del mito di Er
Il mito di Er compare alla fine della Repubblica. Qui Platone mette in luce che la metempsicosi rende quasi tutte le sentenze temporanee: le anime, dopo mille anni di espiazione o di ricompensa nel mondo ultraterreno, ritornano a vivere e hanno la possibilità di “saggiarsi” indefinitamente. Er è tornato dai morti per riferirci il suo racconto. Il dàimon non capita in sorte, ma è oggetto di una scelta. La libertà di scelta rende le anime libere. Non era così nella morale tradizionale, ove questa era appannaggio di un potere costituito. La metempsicosi, in Platone, è un elemento assieme responsabilizzante; il caso che determina l’ordine della scelta non è decisivo, perché i paradigmi di vita sono più numerosi delle anime. Il ritorno di Er dal regno dei morti è un’immagine forte: la realtà esiste solo nella misura in cui è viva e in tensione verso il meglio. Noi esistiamo in maniera piena solo se sappiamo fare le nostre scelte.
Epilogo
Abbiamo incontrato la Patria con Er, il suo mito che è ancora nostalgia e spazio perduto. E poi, il desiderio di bellezza,l'amore e la tensione di chi li sperimenta grazie alla “straniera” di Mantinea, Diotima. Si è continuato con Er, il mondo dei morti, ma anche della “resurrezione”. L’Uomo vuole essere libero, Platone lo dice servendosi dei dialoghi e dei miti inventati da lui stesso. L’umano rimane pienamente umano: obiettivo “la vita buona”.
Platone
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