di Nico Carlucci
Le statistiche dicono che le femmine sono più brave dei maschi a scuola e che il loro numero supera quello del “sesso forte” anche in molte facoltà universitarie. Allora c’è da chiedersi se le donne siano più intelligenti degli uomini, se il modello culturale sia cambiato davvero, se il rapporto tra i generi conosce una nuova “primavera”. Se ciò fosse vero, quante di queste ragazze "brave" rinunceranno ad essere “mogli di”? Torna il grido della docente del film “MonnaLisa smile”interpretato da Julia Roberts che vuole che le sue allieve diventino "soggetto" della società americana e non solo, appunto, "mogli e madri".
In realtà, credo che il maschio abbia abbandonato la scuola perché questa non gli serviva più per capire il mondo. C’è da aggiungere poi il disagio che i ragazzi vivono, giorno dopo giorno, all’interno di uno spazio, quelle delle istituzioni scolastiche, fatto da maestre e professoresse che lo agiscono e lo teorizzano secondo i valori della “femminilità”: bisogni, accoglienza, recuperi ecc.
Il Pene, il suo primato, è messo in crisi dalle donne che “studiano”? Dove sono le erezioni, la tensione della sfida e del dominio che hanno accompagnato il Pene nel lungo itinerario della storia “globale” della specie Homo sapiens-sapiens?
In Occidente un maschio de-virilizzato diventa un modello "perfetto" per le donne! Da indagini e interviste varie sembra proprio di no. Provate a chiedere anche voi: “Come deve essere un maschio in amore e quando fa sesso? Attendete la risposta. Poi fatevi raccontare dai gay come è stato quando sono stati “abbandonati” dalle loro numerose "amiche" appena queste si sposavano.
La donna, in qualche modo, vuole ancora sentirsi protetta e “dominata” e il maschio che ha voluto la “parità”, così, si trova allo sbando.
Trasferiamo tutto questo agli ultimi avvenimenti socio culturali. Oggi l’Italia mostra una “femminilità” quando è incapace di difendere i suoi confini e si lascia invadere dagli immigrati. Non ultimo quello che sta succedendo con l’arrivo dei tunisini che sbarcano a Lampedusa, aggressione, questa volta, si, tutta maschile, di una Italia “femminile”. Arrivano dalla Tunisia solo maschi giovani , la cui età media è di venticinque anni, maschi senza le donne. Facile immaginare il corto circuito sessuale che ciò provocherà. In Italia sono stati etichettati come clandestini, ma con il permesso di soggiorno temporaneo voluto da Maroni molti di loro ora sono "ex-clandestini"; il tentativo di ridefinirli nella Penisola cambia in modo ambiguo. Di ciò sono responsabili non solo i politici di destra e di sinistra che parlano in termini di “accoglienza” o di "respingimento", ma anche i giornalisti che scrivono di tsunami e di caso “umanitario”. Ma ci rendiamo conto che sono tutti maschi, questi tunisini, che sbarcano sulle coste di una Italia i cui politici hanno psicologicamente la parvenza della “femminilità”? La Chiesa, ovviamente le dà forza guardandosi bene da un suo reale intervento (solo prediche ma nessun "ricovero" concreto degli extracomunitari).
I maschi musulmani, nel nostro caso i giovani tunisini di cui sto parlando, hanno il Pene circonciso e riaffermano, in questo modo, la loro assoluta mascolinità vincente. Del resto, è quello che hanno fatto gli ebrei e gli americani. Ma ciò non viene mai affrontato: il politico non sa cosa farsene dell’antropologo che studia i sistemi culturali, le “personalità di base” (Kardiner), in altri temini, i popoli e i loro modelli.
Non era così in America quando, per esempio, la Commissione del Servizio Informazioni Militare dava a Ruth Beneditct, durante gli anni della Seconda guerra mondiale, il compito di studiare la mentalità dei giapponesi che gli USA in quel periodo combattevano. Venne, allora, fuori il tema dello “shame culture” (cultura della vergogna). Benedict se ne occupò in un’opera dal titolo Il crisantemo e la spada” (1946) divenuta poi un classico dell’Antropologia.
Ma se le donne hanno un primato a scuola, come ho detto, sono paradosalmente più “forti”, perché la guerra continuano a farla i maschi? Perché i conflitti bellici vedono protagonisti e vengono decisi ancora da politici maschi? Al riguardo, pensiamo all’intervento della NATO in Libia.
La specie Homo sapiens-sapiens è sicuramente influenzata dalla cultura, ma forse, per la prima volta, sorge l’ipotesi che nel rapporto tra i sessi e quindi nella dinamica culturale conti anche la forza fisica dei maschi, un’ aggressività “naturale” da cui è difficile sfuggire.
In Occidente dopo il femminismo, la parità tra i sessi, le quote rose, il maschio esce indebolito. Ma alla donna europea piace veramente un uomo che non comandi, che non penetri, che non sia un “capo”? Cerco una risposta, ma questa volta “non soffia nel vento”.
Le statistiche dicono che le femmine sono più brave dei maschi a scuola e che il loro numero supera quello del “sesso forte” anche in molte facoltà universitarie. Allora c’è da chiedersi se le donne siano più intelligenti degli uomini, se il modello culturale sia cambiato davvero, se il rapporto tra i generi conosce una nuova “primavera”. Se ciò fosse vero, quante di queste ragazze "brave" rinunceranno ad essere “mogli di”? Torna il grido della docente del film “MonnaLisa smile”interpretato da Julia Roberts che vuole che le sue allieve diventino "soggetto" della società americana e non solo, appunto, "mogli e madri".
In realtà, credo che il maschio abbia abbandonato la scuola perché questa non gli serviva più per capire il mondo. C’è da aggiungere poi il disagio che i ragazzi vivono, giorno dopo giorno, all’interno di uno spazio, quelle delle istituzioni scolastiche, fatto da maestre e professoresse che lo agiscono e lo teorizzano secondo i valori della “femminilità”: bisogni, accoglienza, recuperi ecc.
Il Pene, il suo primato, è messo in crisi dalle donne che “studiano”? Dove sono le erezioni, la tensione della sfida e del dominio che hanno accompagnato il Pene nel lungo itinerario della storia “globale” della specie Homo sapiens-sapiens?
In Occidente un maschio de-virilizzato diventa un modello "perfetto" per le donne! Da indagini e interviste varie sembra proprio di no. Provate a chiedere anche voi: “Come deve essere un maschio in amore e quando fa sesso? Attendete la risposta. Poi fatevi raccontare dai gay come è stato quando sono stati “abbandonati” dalle loro numerose "amiche" appena queste si sposavano.
La donna, in qualche modo, vuole ancora sentirsi protetta e “dominata” e il maschio che ha voluto la “parità”, così, si trova allo sbando.
Trasferiamo tutto questo agli ultimi avvenimenti socio culturali. Oggi l’Italia mostra una “femminilità” quando è incapace di difendere i suoi confini e si lascia invadere dagli immigrati. Non ultimo quello che sta succedendo con l’arrivo dei tunisini che sbarcano a Lampedusa, aggressione, questa volta, si, tutta maschile, di una Italia “femminile”. Arrivano dalla Tunisia solo maschi giovani , la cui età media è di venticinque anni, maschi senza le donne. Facile immaginare il corto circuito sessuale che ciò provocherà. In Italia sono stati etichettati come clandestini, ma con il permesso di soggiorno temporaneo voluto da Maroni molti di loro ora sono "ex-clandestini"; il tentativo di ridefinirli nella Penisola cambia in modo ambiguo. Di ciò sono responsabili non solo i politici di destra e di sinistra che parlano in termini di “accoglienza” o di "respingimento", ma anche i giornalisti che scrivono di tsunami e di caso “umanitario”. Ma ci rendiamo conto che sono tutti maschi, questi tunisini, che sbarcano sulle coste di una Italia i cui politici hanno psicologicamente la parvenza della “femminilità”? La Chiesa, ovviamente le dà forza guardandosi bene da un suo reale intervento (solo prediche ma nessun "ricovero" concreto degli extracomunitari).
I maschi musulmani, nel nostro caso i giovani tunisini di cui sto parlando, hanno il Pene circonciso e riaffermano, in questo modo, la loro assoluta mascolinità vincente. Del resto, è quello che hanno fatto gli ebrei e gli americani. Ma ciò non viene mai affrontato: il politico non sa cosa farsene dell’antropologo che studia i sistemi culturali, le “personalità di base” (Kardiner), in altri temini, i popoli e i loro modelli.
Non era così in America quando, per esempio, la Commissione del Servizio Informazioni Militare dava a Ruth Beneditct, durante gli anni della Seconda guerra mondiale, il compito di studiare la mentalità dei giapponesi che gli USA in quel periodo combattevano. Venne, allora, fuori il tema dello “shame culture” (cultura della vergogna). Benedict se ne occupò in un’opera dal titolo Il crisantemo e la spada” (1946) divenuta poi un classico dell’Antropologia.
Ma se le donne hanno un primato a scuola, come ho detto, sono paradosalmente più “forti”, perché la guerra continuano a farla i maschi? Perché i conflitti bellici vedono protagonisti e vengono decisi ancora da politici maschi? Al riguardo, pensiamo all’intervento della NATO in Libia.
La specie Homo sapiens-sapiens è sicuramente influenzata dalla cultura, ma forse, per la prima volta, sorge l’ipotesi che nel rapporto tra i sessi e quindi nella dinamica culturale conti anche la forza fisica dei maschi, un’ aggressività “naturale” da cui è difficile sfuggire.
In Occidente dopo il femminismo, la parità tra i sessi, le quote rose, il maschio esce indebolito. Ma alla donna europea piace veramente un uomo che non comandi, che non penetri, che non sia un “capo”? Cerco una risposta, ma questa volta “non soffia nel vento”.
Commenti
I poteri forti vedono protagonisti a livello istituzionale gli "uomini".
Saluti a te bocchigliero oltre...