di Nico Carlucci
"Signore, ecco cinque schiavi; se tu sei un Dio fiero, che ti nutri di carne e di sangue, mangiali, e noi ti ameremo di più; se tu sei un Dio bonario, ecco incenso e piume; se tu sei un uomo, prendi questi uccelli e questi frutti" (Michel Montaigne, "Della moderazione", cap.XXX, da Saggi, Milano, A. Mondadori, 2008 ). Il popolo indios dopo essere stato sconfitto da Cortez gli chiese, appunto, amicizia; i suoi inviati gli presentarono tre tipi di doni e dissero proprio quello da me riportato su questo foglio. Gli uomini comunicano tra loro e con gli dèi mediante il sacrificio, tramite un olocausto che potrebbe diventare, in alcuni casi, anche un olocausto "d'amore". E' una costante delle culture che sono state studiate dagli uomini, il destino della vittima che muore per il gruppo, raccontato dal mito e dalla storia. L'Occidente al contatto con i cannibali di Montaigne li chiama barbari, ma sarà portato, comunque, a riflettere su se stesso, su una "manducatio" non più simbolica, ma concreta. I cannibali di Montaigne, però, inventano, qui un modo "nuovo", aprono agli "uccelli e ai frutti", in un diminuendo significativo del sacrificabile. Siamo alla fine del capitolo "Della moderazione" quando, dopo che gli Aztechi hanno sottolineato che massacrano cinquantamila vittime all'anno, sembra quasi che nasca una creazione di senso diversa: gli uccelli e i fiori superano il Dio fiero e il Dio bonario a cui è stato fatto riferimento per rivendicare, ora, l'umanità. Queste "schegge" dei Saggi che sono il corpo che pulsa dell' opera, schiudono la porta alla "speranza".
I Saggi sono momento di una scrittura che Montaigne sperimenta con "furore", da poeta più che da filosofo. E' una scrittura fatta di "passaggi", un'opera "non finita" come quella dell'artista che non si compie nonostante gli sforzi fatti. E allora diventa importante quando il filosofo dice che i Saggi hanno fatto lui e non viceversa.
E poi c'è Etienne, il suo amico Etienne de La Boétie e il suo pamplet Discorso sulla servitù volontaria (Chiarelettere editore srl) che ha una storia travagliata. Uscito in forma anonima con il titolo di Contr'un nel 1574, fu dato al rogo cinque anni dopo. Il Discorso è centrato sulla vollutà dei sudditi di servire il Tiranno. Ciò è di estrema attualità anche se il "political correct" cerca di nasconderlo.
Michel e Etienne, due in uno come scopriamo nel "Dell'amicizia".
L'Antropologia nasce nella seconda metà del XIX sec, ma alcuni suoi concetti sono anticipati già nell' epoca del tardo Manierismo, proprio da loro, da Montaigne e da La Boétie che scoprono la falsità dell'etnocentrismo, quando si viaggiava verso il "Nuovo Mondo", le Indie Occidentali. Beh, essi si servono dello scetticismo, di Pirrone, dell'epicureismo e dello stoicismo, ma giungono a temi che sono solo i "loro"; essi temi portano ambedue, così, a dire che costume, educazione sono parte della natura dell'uomo. E poi c'è il ruolo fondamentale dell'immaginazione che per Montaigne significa poter rappresentare un reale che sai che esiste, ma che fluisce e che mai cogli nella sua interezza. Il potere mortifica i suoi sudditi e rimuove proprio l'immaginazione che per definizione non è succube dei potenti, ma è libera (Carlo Montaleone, Oro,cannibali, carrozzze: il Nuovo Mondo nei Saggi di Montaigne, Torino, Bollati Boringhieri, 2011).
Montaigne, allora, usa la fiction, "inventa" i suoi selvaggi tramite intermediari e traduttori. Si serve di ciò che è accaduto e soprattutto di ciò che potrebbe accadere. Ciò lo fa per mezzo di vere e proprie rapresentazioni "teatrali", come quella del prigioniero da uccidere o della "canzone d'amore" che troviamo ne " Dei Cannibali".
Siamo al di là degli oggetti che descriviamo con le parole, "mosche e atomi" che vagano nel grande mare dell'esistenza. Non comunichiano con "l'essere" conclude Michel, ma ci serviamo di rappresentazioni, appunto, di "finzioni" letterarie per capire l'Umano. Credo che, per noi moderni, ciò valga ancora e che l'Antropologia futura sia un'epistemolologia straordinaria.
I Cannibali
"Signore, ecco cinque schiavi; se tu sei un Dio fiero, che ti nutri di carne e di sangue, mangiali, e noi ti ameremo di più; se tu sei un Dio bonario, ecco incenso e piume; se tu sei un uomo, prendi questi uccelli e questi frutti" (Michel Montaigne, "Della moderazione", cap.XXX, da Saggi, Milano, A. Mondadori, 2008 ). Il popolo indios dopo essere stato sconfitto da Cortez gli chiese, appunto, amicizia; i suoi inviati gli presentarono tre tipi di doni e dissero proprio quello da me riportato su questo foglio. Gli uomini comunicano tra loro e con gli dèi mediante il sacrificio, tramite un olocausto che potrebbe diventare, in alcuni casi, anche un olocausto "d'amore". E' una costante delle culture che sono state studiate dagli uomini, il destino della vittima che muore per il gruppo, raccontato dal mito e dalla storia. L'Occidente al contatto con i cannibali di Montaigne li chiama barbari, ma sarà portato, comunque, a riflettere su se stesso, su una "manducatio" non più simbolica, ma concreta. I cannibali di Montaigne, però, inventano, qui un modo "nuovo", aprono agli "uccelli e ai frutti", in un diminuendo significativo del sacrificabile. Siamo alla fine del capitolo "Della moderazione" quando, dopo che gli Aztechi hanno sottolineato che massacrano cinquantamila vittime all'anno, sembra quasi che nasca una creazione di senso diversa: gli uccelli e i fiori superano il Dio fiero e il Dio bonario a cui è stato fatto riferimento per rivendicare, ora, l'umanità. Queste "schegge" dei Saggi che sono il corpo che pulsa dell' opera, schiudono la porta alla "speranza".
I Saggi sono momento di una scrittura che Montaigne sperimenta con "furore", da poeta più che da filosofo. E' una scrittura fatta di "passaggi", un'opera "non finita" come quella dell'artista che non si compie nonostante gli sforzi fatti. E allora diventa importante quando il filosofo dice che i Saggi hanno fatto lui e non viceversa.
E poi c'è Etienne, il suo amico Etienne de La Boétie e il suo pamplet Discorso sulla servitù volontaria (Chiarelettere editore srl) che ha una storia travagliata. Uscito in forma anonima con il titolo di Contr'un nel 1574, fu dato al rogo cinque anni dopo. Il Discorso è centrato sulla vollutà dei sudditi di servire il Tiranno. Ciò è di estrema attualità anche se il "political correct" cerca di nasconderlo.
Michel e Etienne, due in uno come scopriamo nel "Dell'amicizia".
L'Antropologia nasce nella seconda metà del XIX sec, ma alcuni suoi concetti sono anticipati già nell' epoca del tardo Manierismo, proprio da loro, da Montaigne e da La Boétie che scoprono la falsità dell'etnocentrismo, quando si viaggiava verso il "Nuovo Mondo", le Indie Occidentali. Beh, essi si servono dello scetticismo, di Pirrone, dell'epicureismo e dello stoicismo, ma giungono a temi che sono solo i "loro"; essi temi portano ambedue, così, a dire che costume, educazione sono parte della natura dell'uomo. E poi c'è il ruolo fondamentale dell'immaginazione che per Montaigne significa poter rappresentare un reale che sai che esiste, ma che fluisce e che mai cogli nella sua interezza. Il potere mortifica i suoi sudditi e rimuove proprio l'immaginazione che per definizione non è succube dei potenti, ma è libera (Carlo Montaleone, Oro,cannibali, carrozzze: il Nuovo Mondo nei Saggi di Montaigne, Torino, Bollati Boringhieri, 2011).
Montaigne, allora, usa la fiction, "inventa" i suoi selvaggi tramite intermediari e traduttori. Si serve di ciò che è accaduto e soprattutto di ciò che potrebbe accadere. Ciò lo fa per mezzo di vere e proprie rapresentazioni "teatrali", come quella del prigioniero da uccidere o della "canzone d'amore" che troviamo ne " Dei Cannibali".
Siamo al di là degli oggetti che descriviamo con le parole, "mosche e atomi" che vagano nel grande mare dell'esistenza. Non comunichiano con "l'essere" conclude Michel, ma ci serviamo di rappresentazioni, appunto, di "finzioni" letterarie per capire l'Umano. Credo che, per noi moderni, ciò valga ancora e che l'Antropologia futura sia un'epistemolologia straordinaria.
I Cannibali
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