di Nico Carlucci
L’Uomo è superamento, è un al di là dell’uomo. Trattasi di una trascendenza che, comunque, è nell’immanenza (Dio non c’entra per nulla) . Universale, sì, ma della soggettività.
Perché raccolgo tutto questo? Aforismi? Essi hanno “cullato” il nostro essere e l‘Avvenire che oggi nell’era della globalizzazione scompaiono? Ri-appaiano...!
“Il nostro nascere è una passione nel senso che noi ci perdiamo nel nulla perché un mondo esista!" J.P Sartre (L’essere e il nulla)
No, Heidegger pone la centralità della morte mentre il per sé di Sartre è vita, attesa di vita, coscienza che annulla il dato e così lo fa essere. I due filosofi hanno in comune l‘esserci, ma per Sartre il nulla è il verme nella mela dell’essere.
Il nulla come velo dell‘essere, che svela e occulta l‘essere (Heidegger)
Per Jaspers l‘essere non è l‘esserci, il singolo. L’essere mi avvolge, si manifesta con gli enti ma, allo stesso tempo, indietreggia e si nasconde. E’ trascendenza, “Altro” dal mondo, non oggettivabile. L’esserci sperimenta il naufragio e così incontra l‘essere.
L’essere è l’essere delle lontananze (Heidegger)
Sartre: Sono circondato dall’essere e dal nulla che è l’intimo dell‘essere. La coscienza percepisce il fenomeno, l’essere del fenomeno che annulla. La coscienza, in altri termini, è protesa verso l’esterno, nullifica la datità, l’essere del fenomeno. Essa è intenzionale e direzionale, è coscienza di qualcosa (Husserl).
In “L’Esistenzialismo è un umanismo” Sartre scrive ciò che è stato scritto tante volte dagli antropologi: non esiste una Natura dell’uomo; questi “sorge” nel mondo nella libertà. In altri termini, dico che l’Uomo è la sua cultura, esiste grazie alla sua cultura anche a livello fisico. Allora parliamo di condizione umana e non di natura umana. Io mi scelgo, mi impegno, agisco per il mondo. Eticità, quindi, dell’Esistenzialismo, filosofia dell’azione e della respnsabilità. Sono quello che faccio. Partendo dal soggetto costruisco l’universale che non è già dato.
Se Dio non esiste tutto è possibile; l’Uomo inventa l’uomo.
Per Heidegger il nulla non è la negazione di ciò che è, ma è il manifestarsi dell‘essere come tale, è il velo dell‘essere, è dove si nasconde il darsi dell‘essere agli enti. L’Uomo è il Pastore dell’essere, il linguaggio è la casa dell’essere che trasforma il mondo nell’ascolto dell’essere.
E le tecniche? E la lingua e i pendii irti delle alpi francesi e quelli più dolci della montagna norvegese? Dove sono? E’ Jean-Paul che scrive e che “scopre” l’Antropologia. Nell’ultima parte de “L’Essere e il Nulla, infatti, parla di razze, di lingua, di tecniche, di un mondo di significati che già trovo e all’interno delle quali mi scelgo.
Sartre: L’uomo cerca di conciliare l’in sè e il per sé, progetta l’essere di Dio, ma in realtà è un Dio mancato, una passione inutile.
L’Uomo è superamento, è un al di là dell’uomo. Trattasi di una trascendenza che, comunque, è nell’immanenza (Dio non c’entra per nulla) . Universale, sì, ma della soggettività.
Perché raccolgo tutto questo? Aforismi? Essi hanno “cullato” il nostro essere e l‘Avvenire che oggi nell’era della globalizzazione scompaiono? Ri-appaiano...!
“Il nostro nascere è una passione nel senso che noi ci perdiamo nel nulla perché un mondo esista!" J.P Sartre (L’essere e il nulla)
No, Heidegger pone la centralità della morte mentre il per sé di Sartre è vita, attesa di vita, coscienza che annulla il dato e così lo fa essere. I due filosofi hanno in comune l‘esserci, ma per Sartre il nulla è il verme nella mela dell’essere.
Il nulla come velo dell‘essere, che svela e occulta l‘essere (Heidegger)
Per Jaspers l‘essere non è l‘esserci, il singolo. L’essere mi avvolge, si manifesta con gli enti ma, allo stesso tempo, indietreggia e si nasconde. E’ trascendenza, “Altro” dal mondo, non oggettivabile. L’esserci sperimenta il naufragio e così incontra l‘essere.
L’essere è l’essere delle lontananze (Heidegger)
Sartre: Sono circondato dall’essere e dal nulla che è l’intimo dell‘essere. La coscienza percepisce il fenomeno, l’essere del fenomeno che annulla. La coscienza, in altri termini, è protesa verso l’esterno, nullifica la datità, l’essere del fenomeno. Essa è intenzionale e direzionale, è coscienza di qualcosa (Husserl).
In “L’Esistenzialismo è un umanismo” Sartre scrive ciò che è stato scritto tante volte dagli antropologi: non esiste una Natura dell’uomo; questi “sorge” nel mondo nella libertà. In altri termini, dico che l’Uomo è la sua cultura, esiste grazie alla sua cultura anche a livello fisico. Allora parliamo di condizione umana e non di natura umana. Io mi scelgo, mi impegno, agisco per il mondo. Eticità, quindi, dell’Esistenzialismo, filosofia dell’azione e della respnsabilità. Sono quello che faccio. Partendo dal soggetto costruisco l’universale che non è già dato.
Se Dio non esiste tutto è possibile; l’Uomo inventa l’uomo.
Per Heidegger il nulla non è la negazione di ciò che è, ma è il manifestarsi dell‘essere come tale, è il velo dell‘essere, è dove si nasconde il darsi dell‘essere agli enti. L’Uomo è il Pastore dell’essere, il linguaggio è la casa dell’essere che trasforma il mondo nell’ascolto dell’essere.
E le tecniche? E la lingua e i pendii irti delle alpi francesi e quelli più dolci della montagna norvegese? Dove sono? E’ Jean-Paul che scrive e che “scopre” l’Antropologia. Nell’ultima parte de “L’Essere e il Nulla, infatti, parla di razze, di lingua, di tecniche, di un mondo di significati che già trovo e all’interno delle quali mi scelgo.
Sartre: L’uomo cerca di conciliare l’in sè e il per sé, progetta l’essere di Dio, ma in realtà è un Dio mancato, una passione inutile.
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