di Nico Carlucci
Trentraquattro anni fa, il 15 novembre 1978, moriva Margaret Mead una delle più importanti antropologhe. In vita aveva ottenuto prestigiosi incarichi e numerosi riconoscimenti vivendo una vita che le aveva permesso di incontrare l’Antropologia. Passò molti anni all’ American Museum of National History di New York dove curò con grande dedizione una parte dedicata ai popoli con cui era venuta a contatto.
A 16 anni si immaginava moglie di un futuro reverendo e madre di sei figli. Aveva già incontrato il suo futuro (primo) marito, Luther Cressman, studente di teologia. Si sa, l’America, gli Americani, allora come ora, sono un popolo che si sposa, che considera ancora il matrimonio “sacro” a differenza di quanto avviene in Europa.
A 23 anni Mead studiava alla Columbia University con Franz Boas l’inventore dell’Antropologia culturale.
E’ questo il periodo in cui da studentessa si stava preparando per il suo viaggio verso le Isole Samoa.
“ La scelta - dice Margareth- è ricaduta sulle Samoa perché il mio professore aveva posto come condizione che io andassi in un’isola dove c’era una barca ogni tre settimane, per poter tornare indietro”.
E qui scrive studiando le adolescenti di Samoa che non vivevano le turbolenze che, viceversa, esperivano le ragazze americane; di conseguenza, non c’era una “naturalità” dei comportamenti dell’individuo. Margareth Mead, come Franz Boas e Ruth Benedict, credeva fortemente nell’importanza dell’osservazione diretta per lo studio delle culture “altre”. C’era in lei l’urgenza di studiare le popolazioni ancora isolate proprio come quelle delle isole del Pacifico.
Ella restò qui nove mesi imparando la lingua degli abitanti, studiando i loro usi e intervistando 68 ragazze di diversa età. Scoprì che l’adolescenza in Samoa era un periodo sereno di transizione all’età adulta, non segnato, come negli Stati Uniti, da stress psicologici.
Tornata a New York, Mead pubblicò il risultato dei suoi studi nel libro, Coming of Age in Samoa ( L’adolescente in una società primitiva). Questo era un libro diretto anche al grande pubblico, scritto in maniera che tutti potessero comprenderlo. “ Quando sono tornata e ho deciso di pubblicare i risultati dei miei studi, ho pensato che sarebbero stati interessanti soprattutto per gli insegnanti, che non parlano la lingua samoa e non hanno familiarità con termini troppo scientifici. Quindi ho scelto di scriverlo semplicemente in Inglese”. Il libro fu un successo straordinario - ancora oggi è un best seller internazionale.
Mead pubbicò anche un’altra opera di grande importanza: Sex and Temperament in Three Primitive Societies ( Sesso e temperamento in tre società primitive) oltre a Maschio e femmina. Nei suoi numerosi lavori, l’antropologa ha anche inserito per prima una documentazione fotografica.
Ho voluto ricordare Margareth Mead e fare cenno ai suoi testi quando le librerie di destra e di sinistra relegano le pubblicazioni degli antropologi in angoli remoti che i lettori difficilemente riescono a trovare.
Provate a cercare a Milano dove sono “nascosti”, anche in librerie importanti, i testi dell’ Antropologia culturale!
Trentraquattro anni fa, il 15 novembre 1978, moriva Margaret Mead una delle più importanti antropologhe. In vita aveva ottenuto prestigiosi incarichi e numerosi riconoscimenti vivendo una vita che le aveva permesso di incontrare l’Antropologia. Passò molti anni all’ American Museum of National History di New York dove curò con grande dedizione una parte dedicata ai popoli con cui era venuta a contatto.
A 16 anni si immaginava moglie di un futuro reverendo e madre di sei figli. Aveva già incontrato il suo futuro (primo) marito, Luther Cressman, studente di teologia. Si sa, l’America, gli Americani, allora come ora, sono un popolo che si sposa, che considera ancora il matrimonio “sacro” a differenza di quanto avviene in Europa.
A 23 anni Mead studiava alla Columbia University con Franz Boas l’inventore dell’Antropologia culturale.
E’ questo il periodo in cui da studentessa si stava preparando per il suo viaggio verso le Isole Samoa.
“ La scelta - dice Margareth- è ricaduta sulle Samoa perché il mio professore aveva posto come condizione che io andassi in un’isola dove c’era una barca ogni tre settimane, per poter tornare indietro”.
E qui scrive studiando le adolescenti di Samoa che non vivevano le turbolenze che, viceversa, esperivano le ragazze americane; di conseguenza, non c’era una “naturalità” dei comportamenti dell’individuo. Margareth Mead, come Franz Boas e Ruth Benedict, credeva fortemente nell’importanza dell’osservazione diretta per lo studio delle culture “altre”. C’era in lei l’urgenza di studiare le popolazioni ancora isolate proprio come quelle delle isole del Pacifico.
Ella restò qui nove mesi imparando la lingua degli abitanti, studiando i loro usi e intervistando 68 ragazze di diversa età. Scoprì che l’adolescenza in Samoa era un periodo sereno di transizione all’età adulta, non segnato, come negli Stati Uniti, da stress psicologici.
Tornata a New York, Mead pubblicò il risultato dei suoi studi nel libro, Coming of Age in Samoa ( L’adolescente in una società primitiva). Questo era un libro diretto anche al grande pubblico, scritto in maniera che tutti potessero comprenderlo. “ Quando sono tornata e ho deciso di pubblicare i risultati dei miei studi, ho pensato che sarebbero stati interessanti soprattutto per gli insegnanti, che non parlano la lingua samoa e non hanno familiarità con termini troppo scientifici. Quindi ho scelto di scriverlo semplicemente in Inglese”. Il libro fu un successo straordinario - ancora oggi è un best seller internazionale.
Mead pubbicò anche un’altra opera di grande importanza: Sex and Temperament in Three Primitive Societies ( Sesso e temperamento in tre società primitive) oltre a Maschio e femmina. Nei suoi numerosi lavori, l’antropologa ha anche inserito per prima una documentazione fotografica.
Ho voluto ricordare Margareth Mead e fare cenno ai suoi testi quando le librerie di destra e di sinistra relegano le pubblicazioni degli antropologi in angoli remoti che i lettori difficilemente riescono a trovare.
Provate a cercare a Milano dove sono “nascosti”, anche in librerie importanti, i testi dell’ Antropologia culturale!
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