Passa ai contenuti principali

Nuova Costituzione dell' Ungheria: per una storia delle Nazioni...

a cura di Nico Carlucci


Riporto qui un piccolo preambolo della Costituzione ungherese che l'Unione europea sembra proprio non amare. Come mai? Beh l'Ungheria è lontana dal rinunciare alla "Patria" come possiamo leggere. Da noi, invece, bisognava non parlarne perché  sentimento "fascista", idea poco moderna, "politicamente scorretta". Invito Cécile Kyenge ad una vera riflessione su quanto un popolo scrive, su quanto gli Ungheresi dicono della propria "terra" che è la "loro"!

LA LEGGE FONDAMENTALE DI UNGHERIA

 (25 aprile 2011)
Dio benedica gli ungheresi

PROFESSIONE NAZIONALE

  Noi, membri della Nazione ungherese, all'inizio del nuovo millennio, con senso di responsabilità per ogni ungherese, proclamiamo quanto segue:
Siamo orgogliosi che il nostro re Santo Stefano abbia costruito lo Stato ungherese su solide basi e lo abbia reso parte dell'Europa cristiana mille anni fa.
Siamo orgogliosi dei nostri antenati che hanno combattuto per la sopravvivenza, la libertà e l'indipendenza del nostro paese.
Siamo orgogliosi delle eccezionali conquiste intellettuali del popolo ungherese.
Siamo orgogliosi che la nostra gente nel corso dei secoli ha difeso l'Europa in una serie di lotte e ha arricchito l'Europa con i suoi talenti e la sua diligenza.
Riconosciamo il ruolo del cristianesimo nel aver preservato la nazione. Apprezziamo le varie tradizioni religiose del nostro paese.
Promettiamo di preservare l'unità intellettuale e spirituale della nostra nazione lacerata
nelle tempeste del secolo scorso. Le nazionalità che vivono con noi fanno parte della Comunità politica ungherese e sono parti costitutive dello Stato.
Ci impegniamo a promuovere e a salvaguardare il nostro patrimonio, la nostra lingua, così diversa da tutte le altre, la cultura ungherese, le lingue e le culture delle nazionalità che vivono in Ungheria,
insieme a tutto il patrimonio antropico e naturale del bacino dei Carpazi.
Noi ci riconosciamo responsabili nei confronti dei nostri discendenti, quindi proteggeremo le condizioni di vita delle generazioni future facendo un uso prudente delle nostre risorse materiali, intellettuali e naturali.
Noi crediamo che la nostra cultura nazionale sia un ricco contributo alla diversità dell'Unione europea.
Rispettiamo la libertà e la cultura di altri popoli, e ci impegneremo a collaborare con ogni nazione del mondo.
Noi riteniamo che l'esistenza umana sia basata sulla dignità umana.
Noi riteniamo che la libertà individuale non possa essere completa se non in collaborazione con gli altri.
Noi riteniamo che la famiglia e la nazione costituiscano la struttura principale della nostra convivenza, e che i nostri valori di coesione fondamentali siano la fedeltà, la fede e l'amore.
Noi riteniamo che la forza della comunità e l'onore di ciascuno sono basati sul lavoro, una conquista della mente umana.
Noi riteniamo che abbiamo un dovere generale di aiutare i più deboli e i più poveri.
Noi riteniamo che l'obiettivo comune dei cittadini e dello Stato sia quello di raggiungere la misura più alta possibile di benessere, sicurezza, ordine, giustizia e libertà.
Noi riteniamo che la democrazia sia possibile solo se lo Stato serve i suoi cittadini e amministra i propri affari in modo equo, senza pregiudizi o abusi.
Onoriamo le conquiste della nostra costituzione storica e onoriamo la Santa Corona, che incarna la continuità costituzionale della sovranità dell'Ungheria e l'unità della nazione.
Noi non riconosciamo la sospensione della nostra costituzione storica a causa delle occupazioni straniere. Neghiamo qualsiasi prescrizione per i crimini disumani commessi contro la nazione ungherese e i suoi cittadini, sotto le dittature del nazismo e del comunismo.
Noi non riconosciamo la costituzione comunista del 1949, dato che fece da base alla tirannide, pertanto la proclamiamo non valida.
Concordiamo con i membri del primo Parlamento libero, che proclamarono come prima loro decisione che la nostra libertà attuale è nata con la nostra rivoluzione del 1956.
Riconosciamo come data del ripristino dell’autodeterminazione del nostro paese, perduta il diciannovesimo giorno di marzo del 1944, al 2 maggio del 1990, quando si è formato il primo corpo di rappresentanza popolare liberamente eletto. Noi consideriamo questa data come l'inizio della nuova democrazia e del nuovo ordine costituzionale del nostro paese.
Noi riteniamo che, dopo i decenni del ventesimo secolo che portarono ad uno stato di decadenza morale, abbiamo un perdurante bisogno di rinnovamento spirituale e intellettuale.
Confidiamo in un futuro da costruire insieme e nell'impegno delle giovani generazioni. Crediamo che i nostri figli e nipoti renderanno di nuovo l’Ungheria grande con i loro talenti, perseveranza e forza morale.
La nostra legge fondamentale [la presente Costituzione] deve essere la base del nostro ordinamento giuridico: costituirà un’alleanza tra ungheresi del passato, presente e futuro; un quadro vivente che esprime la volontà della nazione e la forma in cui vogliamo vivere.
Noi, i cittadini provenienti da Ungheria, siamo pronti a fondare l'ordine del nostro paese sugli sforzi comuni della nazione.

(traduzione condotta sul testo ufficiale inglese


Nyregyhaza (Ungheria)


Nyíregyháza


Commenti

Post popolari in questo blog

Kultur e Zivilisation: Nietzsche e le scienze A-venire

di Nico Carlucci Kultur e gli anni di Basilea (1869-1879)      Nietzsche a Basilea fu un diligente insegnate. I suoi scolari lo ricordano come chi era capace di convincere allo studio, anche i più pigri. Egli riflette molto sul problema dell’educazione, sulla funzione degli istituti di cultura. La guerra franco-prussiana interruppe per qualche settimana la sua attività di insegnante. Sono gli anni in cui Nietzsche si sentiva legato a Burckhardt, storico basilese. A lui lo legò il comune amore per Schopenhauer e una concezione importante della civiltà greca. A Burckhardt lo lega anche quello che Nietzsche chiama “il sentimento dell’autunno della civiltà”. [1] Civiltà, sì. Una tradizione andava scomparendo con tutte le sue istituzioni. Significativa è la lettera che scrisse all’amico Carl von Gersdorff il 21 giugno 1871: “Al di là del conflitto delle nazioni, ci ha terrorizzati, terrificante e improvviso, il sollevarsi dell’idra internazionale, foriero di ben altre batta

Le donne si vestono.Simbolismo dell'abito monastico femminile

di Nico Carlucci “Perfetta vita e alto merto inciela donna più su” mi disse, “a la cui norma nel vostro mondo giù si veste e vela, perché fino al morir si vegghi e dorma con quello sposo ch’ogne voto accetta che caritate a suo piacer conforma. Dante, Canto III, "Il Paradiso", Divina Commedia Sul modo di vestirsi dei religiosi e in modo particolare delle monache, non esiste ancora una riflessione di carattere storico-antropologica che tenga conto del vissuto e del modo in cui le donne si sono percepite indossando quanto era stato deciso dai consacrati maschi (velo, tunica, sandali, cintura, cilicio, rosario). A questo scopo, credo che il concetto di cultura possa essere utile per una ricostruzione dei significati profondi che accompagna la donna e la sua “rappresentazione,” attraverso il suo corpo, nella storia. Per cultura intendo un “insieme complesso” di funzioni, norme, tecniche, miti, abitudini, tradizioni, tratti che si integrano in una struttura cui diamo il

La pietra miliare dell'Antropologia: Franz Boas

di  Nico Carlucci Franz Boas nasce a Minden, in Germania nel 1858 da una famiglia ebrea. Ebbe una cultura che si nutriva della fisica, della matematica e anche della geografia che lo condusse indirettamente all'antropologia. Ancora giovanissimo partì per una spedizione presso gli eschimesi della Terra di Baffin con l'obiettivo di studiare gli effetti dell'ambiente fisico sulla società locale. Nel 1887 Franz va a vivere negli Stati Uniti. Qui fonda a New York, alla Columbia University, il dipartimento di Antropologia e diventa maestro di famosi antropologi come Alfred L. Kroeber, Robert Lowie, Edward Sapir, Jean Herskovits, Ruth Benedict, Margareth Mead. Sempre a New York curò l'American Museum of National History. Boas, però, non farà mai un lavoro di esposizione sistematica del suo modo di intendere l'antropologia. Beh, sicuramente prende le distanze da L.H.Morgan, antropologo evoluzionista che aveva esemplificato troppo parlando di sviluppo indipendente de