di Nico Carlucci
C’è da ripensare nel mondo globalizzato al concetto di Uomo. E’ ancora possibile parlare di Uomo? Chi è l’Uomo? Possiamo ripercorrere quanto è stato detto riguardo all’Uomo partendo da Pico, per avventurarci nel campo della filosofia e dell’antropologia e rileggere, così, Nietzsche, Heidegger, Sartre, Sloterdijk.
Darò alcuni input per il nostro progetto che cercheremo di "illuminare" e approfondire con la pratica filosofica.
Con Pico della Mirandola incontriamo una pratica dell’uomo che si crea, maneggia, forgia continuamente. Il testo base in questo caso è Orazione sulla dignità dell’Uomo.
Come secondo momento della ricerca è straordinariamente significativo quello che Nietzsche scrive in Così parlò Zaratustra. Qui ci sono due interrogativi a proposito dell’Uomo. Parliamo dell’ultimo Uomo ? Parliamo dell’oltre Uomo, di un al di là dell’ Uomo, il Superuomo?
Qualche risposta al nostro tema possiamo incontrarla anche in Prima lezione di antropologia di Remotti che nel momento in cui studia i popoli "altri" si interroga sulla genealogia dell’umano. In sintesi, lo studioso si sofferma su come i popolo del mondo fanno umanità. Ogni cultura traccia un recinto all’interno del quale vive. Siamo sottoposti ad una foggiatura, appunto, come scrive Pico alcuni secoli prima.
La nostra è’ una rilettura, ma anche una creazione di noi, dell’Occidente, della sua storia. La filosofia fa un livello di analisi che incontra le scienze umane e l’epistemologia.
Nell’antropologia filosofica di Gehlen e altri si affronta il tema dell’uomo che per il filosofo in questione parte sempre da una "mancanza".
Le cose incominciano a vacillare con Foucault (vedi Le parole e le cose). Questi rilegge " Las Meninas" di Velasques e cioè un dipinto che non ha più una prospettiva definita, centrale come quella che aveva l’Uomo vitruviano.
Foucault conclude che la figura dell’Uomo è recente, è una stella che brilla da solo duecento anni .
Non abbiamo prima del 1600 la coscienza di un essere la cui natura è conoscere la "natura umana".
Possiamo spingerci ancora per la nostra ricerca a la Lettera sull’Umanismo di Heidegger e a quanto Sartre scrive in L’esistenzialismo è umanismo. Per il primo il problema dell’essere è fondamentale. Egli fonda un’ontologia fenomenologica. Lo studio dell’essere è sempre un atto di interpretazione posta dall’esserci (l’uomo). L’ontologia non si dà se non in una circolarità ermeneutica. Non c’è studio dell’essere se non ci fosse studio dell’esserci che è "preoccupato".
Per Heidegger potremmo concludere che ogni uomo è in quanto si dà nella vita "pratica", l’esistenza, in qualche modo, è nel dinamismo
Sartre, invece, parlando dell’Uomo è legato alla tradizione " umanistica". In lui rimane centrale la scelta, la responsabilità.
Per il filosofo francese l’Uomo è condannato ad essere libero. La vita non ha senso a priori. Il valore è quello che si realizza.
In sintesi, l’Uomo è da farsi, non è un fine o un mezzo. In altri termini, egli è un superamento. La storia dell’essere è proprio quella che determina la situazione umana.
Nell’opera su menzionata, Sartre sottolinea elementi soggettivistici come libertà, progetto ecc. Abbiamo in Sartre anche l’Universale "singolare". Kierkegaard? Qui Sartre parla proprio del filosofo danese e cioè di un morto che è "presente", di una eternità paradossale dell’Uomo nelle tante letture di Kierkegaard.
Con Sloterdijk abbiamo il suo "parco umano": l’umanismo è un’impresa antropotecnica tra uomini diversi che addomestica l’uomo. Anche con la disciplina avviene l’addomesticamento. Per il filosofo ci sono quattro meccanismi. Ecco la sua opera Sfere (Bolle, Globi, Schiume) fatta da momenti: l’insulazione, l’esonero, la neotemia , la trasposizione.
Sloterdijk si interroga sull’allevamento, sul dopo Heidegger, sul parco umano a cui abbiamo accennato prima.
Questi sono alcuni punti da sviluppare all’interno di una ricerca che per definizione, forse, non si compie. Potremmo parlare di un superamento dell’Uomo? Vengono riproposti in un mondo globalizzato alcuni temi che spesso sono emarginati o meglio "evitati". Il nostro progetto cercherà di delineare i tratti dell’uomo che verrà?
C’è da ripensare nel mondo globalizzato al concetto di Uomo. E’ ancora possibile parlare di Uomo? Chi è l’Uomo? Possiamo ripercorrere quanto è stato detto riguardo all’Uomo partendo da Pico, per avventurarci nel campo della filosofia e dell’antropologia e rileggere, così, Nietzsche, Heidegger, Sartre, Sloterdijk.
Darò alcuni input per il nostro progetto che cercheremo di "illuminare" e approfondire con la pratica filosofica.
Con Pico della Mirandola incontriamo una pratica dell’uomo che si crea, maneggia, forgia continuamente. Il testo base in questo caso è Orazione sulla dignità dell’Uomo.
Come secondo momento della ricerca è straordinariamente significativo quello che Nietzsche scrive in Così parlò Zaratustra. Qui ci sono due interrogativi a proposito dell’Uomo. Parliamo dell’ultimo Uomo ? Parliamo dell’oltre Uomo, di un al di là dell’ Uomo, il Superuomo?
Qualche risposta al nostro tema possiamo incontrarla anche in Prima lezione di antropologia di Remotti che nel momento in cui studia i popoli "altri" si interroga sulla genealogia dell’umano. In sintesi, lo studioso si sofferma su come i popolo del mondo fanno umanità. Ogni cultura traccia un recinto all’interno del quale vive. Siamo sottoposti ad una foggiatura, appunto, come scrive Pico alcuni secoli prima.
La nostra è’ una rilettura, ma anche una creazione di noi, dell’Occidente, della sua storia. La filosofia fa un livello di analisi che incontra le scienze umane e l’epistemologia.
Nell’antropologia filosofica di Gehlen e altri si affronta il tema dell’uomo che per il filosofo in questione parte sempre da una "mancanza".
Le cose incominciano a vacillare con Foucault (vedi Le parole e le cose). Questi rilegge " Las Meninas" di Velasques e cioè un dipinto che non ha più una prospettiva definita, centrale come quella che aveva l’Uomo vitruviano.
Foucault conclude che la figura dell’Uomo è recente, è una stella che brilla da solo duecento anni .
Non abbiamo prima del 1600 la coscienza di un essere la cui natura è conoscere la "natura umana".
Possiamo spingerci ancora per la nostra ricerca a la Lettera sull’Umanismo di Heidegger e a quanto Sartre scrive in L’esistenzialismo è umanismo. Per il primo il problema dell’essere è fondamentale. Egli fonda un’ontologia fenomenologica. Lo studio dell’essere è sempre un atto di interpretazione posta dall’esserci (l’uomo). L’ontologia non si dà se non in una circolarità ermeneutica. Non c’è studio dell’essere se non ci fosse studio dell’esserci che è "preoccupato".
Per Heidegger potremmo concludere che ogni uomo è in quanto si dà nella vita "pratica", l’esistenza, in qualche modo, è nel dinamismo
Sartre, invece, parlando dell’Uomo è legato alla tradizione " umanistica". In lui rimane centrale la scelta, la responsabilità.
Per il filosofo francese l’Uomo è condannato ad essere libero. La vita non ha senso a priori. Il valore è quello che si realizza.
In sintesi, l’Uomo è da farsi, non è un fine o un mezzo. In altri termini, egli è un superamento. La storia dell’essere è proprio quella che determina la situazione umana.
Nell’opera su menzionata, Sartre sottolinea elementi soggettivistici come libertà, progetto ecc. Abbiamo in Sartre anche l’Universale "singolare". Kierkegaard? Qui Sartre parla proprio del filosofo danese e cioè di un morto che è "presente", di una eternità paradossale dell’Uomo nelle tante letture di Kierkegaard.
Con Sloterdijk abbiamo il suo "parco umano": l’umanismo è un’impresa antropotecnica tra uomini diversi che addomestica l’uomo. Anche con la disciplina avviene l’addomesticamento. Per il filosofo ci sono quattro meccanismi. Ecco la sua opera Sfere (Bolle, Globi, Schiume) fatta da momenti: l’insulazione, l’esonero, la neotemia , la trasposizione.
Sloterdijk si interroga sull’allevamento, sul dopo Heidegger, sul parco umano a cui abbiamo accennato prima.
Questi sono alcuni punti da sviluppare all’interno di una ricerca che per definizione, forse, non si compie. Potremmo parlare di un superamento dell’Uomo? Vengono riproposti in un mondo globalizzato alcuni temi che spesso sono emarginati o meglio "evitati". Il nostro progetto cercherà di delineare i tratti dell’uomo che verrà?
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