Passa ai contenuti principali

L'Italia e la vera mancanza di una politica migratoria

 di  Nico Carlucci


     Viviamo in  un Paese che non ha, purtroppo, un governo serio. Pensiamo, per esempio, a come l'Italia, i politici italiani affrontano il problema degli pseudo profughi che continuano ad arrivare sulla nostra Penisola. Il Governo Renzi dovrebbero impegnarsi a bloccare militarmente  la partenza dei barconi anche con opportune misure di polizia marittima. Invece, subiamo passivamente l'invasione e cioè quello che non è mai avvenuto nella storia di lunga durata dell'Occidente: uno Stato sovrano che aiuta a farsi occupare dallo straniero. Con una distorsione dei significati, i politici, i giornalisti e molte donne fanno degli spot alle loro imprese nefaste e alla loro incapacità usando, purtroppo, la nostra Marina militare e parlando di soccorrere umanitariamente i clandestini. Questi ultimi continuano ad arrivare a frotte e minacciano, così, una vera e propria colonizzazione che sconvolgerà di sicuro i nostri equilibri demografici e sociali. I giornalisti complici confondono in malafede gli italiani scambiando chi fugge dalla guerra con i clandestini che invadono l'Italia partendo dall'Africa nera. Inoltre, il
nostro governo non fa ciò che Paesi meglio organizzati e responsabili, come la Germania e la Svizzera fanno da tempo: non conteggia chi arriva sulla base delle capacità di inserimento nella nostra economia. Del resto, come potrebbe visto ciò che vogliono un Papa populista e demagogo e una irresponsabile presidente della Camera?
Il problema dell'immigrazione clandestina è lo specchio di una Italia allo sbando. In realtà, non c'è uno straccio di politica dell'immigrazione; subiamo passivamente l'arrivo di centinaia di immigrati, non sapendo che farne. E' evidente la mancanza di una intelligenza che si nutre di studio, di riflessioni e, in ultima analisi ,di azioni. Ma quanti di coloro che ci governano conoscono l'Antropologia?  Chi ha mai sentito parlare di acculturazione, di "personalità di base", di "evoluzionismo", di sistemi logici?  Così, le nostre strade brulicano di immigrati che chiedono l'elemosina, di lavavetri delle auto fermi al semaforo: uno spettacolo mortificante per loro, abbandonati a se stessi e per lo Stato paralizzato dall'incompetenza e dall'assenza di capacità di decisione. Il governo ha una doppia morale: prassi cattolica e prassi di sinistra "radical".

Italia tradita


Commenti

Post popolari in questo blog

Kultur e Zivilisation: Nietzsche e le scienze A-venire

di Nico Carlucci Kultur e gli anni di Basilea (1869-1879)      Nietzsche a Basilea fu un diligente insegnate. I suoi scolari lo ricordano come chi era capace di convincere allo studio, anche i più pigri. Egli riflette molto sul problema dell’educazione, sulla funzione degli istituti di cultura. La guerra franco-prussiana interruppe per qualche settimana la sua attività di insegnante. Sono gli anni in cui Nietzsche si sentiva legato a Burckhardt, storico basilese. A lui lo legò il comune amore per Schopenhauer e una concezione importante della civiltà greca. A Burckhardt lo lega anche quello che Nietzsche chiama “il sentimento dell’autunno della civiltà”. [1] Civiltà, sì. Una tradizione andava scomparendo con tutte le sue istituzioni. Significativa è la lettera che scrisse all’amico Carl von Gersdorff il 21 giugno 1871: “Al di là del conflitto delle nazioni, ci ha terrorizzati, terrificante e improvviso, il sollevarsi dell’idra internazionale, foriero di ben altre batta

La pietra miliare dell'Antropologia: Franz Boas

di  Nico Carlucci Franz Boas nasce a Minden, in Germania nel 1858 da una famiglia ebrea. Ebbe una cultura che si nutriva della fisica, della matematica e anche della geografia che lo condusse indirettamente all'antropologia. Ancora giovanissimo partì per una spedizione presso gli eschimesi della Terra di Baffin con l'obiettivo di studiare gli effetti dell'ambiente fisico sulla società locale. Nel 1887 Franz va a vivere negli Stati Uniti. Qui fonda a New York, alla Columbia University, il dipartimento di Antropologia e diventa maestro di famosi antropologi come Alfred L. Kroeber, Robert Lowie, Edward Sapir, Jean Herskovits, Ruth Benedict, Margareth Mead. Sempre a New York curò l'American Museum of National History. Boas, però, non farà mai un lavoro di esposizione sistematica del suo modo di intendere l'antropologia. Beh, sicuramente prende le distanze da L.H.Morgan, antropologo evoluzionista che aveva esemplificato troppo parlando di sviluppo indipendente de

Le donne si vestono.Simbolismo dell'abito monastico femminile

di Nico Carlucci “Perfetta vita e alto merto inciela donna più su” mi disse, “a la cui norma nel vostro mondo giù si veste e vela, perché fino al morir si vegghi e dorma con quello sposo ch’ogne voto accetta che caritate a suo piacer conforma. Dante, Canto III, "Il Paradiso", Divina Commedia Sul modo di vestirsi dei religiosi e in modo particolare delle monache, non esiste ancora una riflessione di carattere storico-antropologica che tenga conto del vissuto e del modo in cui le donne si sono percepite indossando quanto era stato deciso dai consacrati maschi (velo, tunica, sandali, cintura, cilicio, rosario). A questo scopo, credo che il concetto di cultura possa essere utile per una ricostruzione dei significati profondi che accompagna la donna e la sua “rappresentazione,” attraverso il suo corpo, nella storia. Per cultura intendo un “insieme complesso” di funzioni, norme, tecniche, miti, abitudini, tradizioni, tratti che si integrano in una struttura cui diamo il