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New York: per un'antropologia urbana

di Nico Carlucci Andare a New York è ancora un viaggio verso un futuro-presente. Accendi la tv americana: vieni messo al centro di avvenimenti i cui fatti ti rendono parte di una storia, la tua storia "pop". Un good morning che è un orrizzonte che dà senso a quello che stai per vivere quando già apri l'acqua del rubinetto, quando ti metti sull'autostrada. Un quotidiano-avvenimento annunciato dal tempo, da vento o sole , neve o piogge che sfidi potente. Epifanie "laiche", come "laiche" sono il crogiolo delle razze, della musiche rock, soul, jazz. "I love New York", canta Madonna colei che ha fatto classico il genere "pop" in musica come, del resto, aveva fatto Andy Warhol, nell'Arte, molti anni prima. Una New York che si fa "musical", beat. New York che, forse, ha creato il "sacro umano". E' proprio questo il suo esperimento vincente: un laboratorio del "sacro umano" che parte da lontan...

Un piccolo Principe dell' Amore.

di Nico Carlucci Ci si ricade sempre, e ogni volta con la solita testardaggine. Un viaggio senza ritorno sia che vada   o non vada bene. Vale la pena di viverlo, dà senso alle tue cose anche se diventa sofferenza, forse, esprimibile attraverso la sola scrittura. E continuando mi riapproprio di qualche lettura,   ritrovo i “non luoghi”, forse, la possibilità di inventare un’arte attraverso di essi. Si, un’arte, quella di una utopia virtuale che cerca la sua direzione. Tu dove sei, in quale angolo ti sei rifugiato, angolo   che nasconde amori clandestini. Ti ho incontrato su questa “terra”, sei parte della mia situazione: essere venuto da chi sa dove, dai colori ardenti dell’equatore. Leggo qualche verso di Rilke : l’essere va verso il suo superamento per mezzo di una volontà che lo mette in un rischio continuo; dialoga con il nulla che paradossalmente gli dà un senso e si trascende nel suo progetto che, nel mio caso, è un progetto d’amore. Baci rubati nel metrò e ...

Le donne si vestono.Simbolismo dell'abito monastico femminile

di Nico Carlucci “Perfetta vita e alto merto inciela donna più su” mi disse, “a la cui norma nel vostro mondo giù si veste e vela, perché fino al morir si vegghi e dorma con quello sposo ch’ogne voto accetta che caritate a suo piacer conforma. Dante, Canto III, "Il Paradiso", Divina Commedia Sul modo di vestirsi dei religiosi e in modo particolare delle monache, non esiste ancora una riflessione di carattere storico-antropologica che tenga conto del vissuto e del modo in cui le donne si sono percepite indossando quanto era stato deciso dai consacrati maschi (velo, tunica, sandali, cintura, cilicio, rosario). A questo scopo, credo che il concetto di cultura possa essere utile per una ricostruzione dei significati profondi che accompagna la donna e la sua “rappresentazione,” attraverso il suo corpo, nella storia. Per cultura intendo un “insieme complesso” di funzioni, norme, tecniche, miti, abitudini, tradizioni, tratti che si integrano in una struttura cui diamo il ...

Dedicato a Jacques Derrida

di Nico Carlucci Individuare i confini, tracciarli, scoprirli lì dove incomincia il mondo, finisce il mondo. E perdersi al di qua, al di là di una linea che li delimita, che si cerca di oltre-passare, di superare. L’altro mi “limita”, pone dei termini tra me e lui; mi concilia, allo stesso tempo, nella scoperta del mio essere come "solità"; l’altro mi disperde in una ricerca indeterminata che non mi permette di raggiungerlo e di oltrepassarlo perché fatto da una linea incompiuta. L’altro che appartiene ad un mondo culturale diverso dal mio, la cui lingua, le cui usanze, i cui costumi hanno una loro direzione di senso e ruotano intorno ad un focus concluso, finito, fa rimbalzare, di ri-flesso, il mio modello. L’altro, di volta in volta, straniero, clandestino, ospite catapultato in uno spazio che si fa globale, mi conquista possedendomi. Sentieri interrotti, aporia dell’essere che, sperimenta, in ultima analisi, il non passaggio, il non ritorno di un viaggio. Deridda tratta pr...

La guerra quando il tempo si fa "reale"

di Nico Carlucci “Dopo i gravi e gli acuti dell’alta fedeltà stereofonica, è dunque il tempo di una stereoscopia in cui l’attuale e il virtuale sostituiscono la sinistra e la destra, l’alto e il basso” ( Paul Virilio, L’arte dell’accecamento , Milano, Raffaello Cortina Editore, 2007) L’ 11 settembre ha segnato l’ inizio, nella storia, di una violenza globale della quale i media hanno fatto una imponente rappresentazione. Veniva, così, superata la guerra tra i popoli, circoscritti dal luogo e dalla cultura di appartenenza, per dare sfogo ad un avvenimento di guerra “totale”, quella non assimilabile agli ultimi conflitti mondiali. Dei conflitti che hanno visto (vedono) partecipi i loro diretti protagonisti e i telespettatori e che, in ultima analisi, hanno come metafora proprio il mondo della rete, un “non luogo” nel quale tutti ci muoviamo senza seguirne, capirne la direzione. Persi nei “non confini” e spesso anche nell’ incapacità a riconoscere i nomi dei posti che si attraversano, ci ...

Chi ha paura di Giuseppe Garibaldi?

a cura di Nico Carlucci articolo di Rosaria Impenna Pur essendo appassionata di storia e particolarmente interessata a quella risorgimentale, vi confesso che proprio non ricordavo l’anno di nascita di Giuseppe Garibaldi. A tal proposito, qualche giorno fa, in occasione dello sciopero studentesco contro la Riforma Fioroni, nei corridoi “vuoti” di questo Istituto, parlando coi colleghi fra un insolito, piacevole silenzio, sono venuta a conoscenza della famosa e importante ricorrenza. La cara collega Gigia Baldi, apre infatti un cartoncino ben piegato, sbircia con attenzione e, ad alta voce informa che presto, nei giorni seguenti, si sarebbe tenuto un Convegno: Garibaldi e il Garibaldinismo Pavese, nel bicentenario della nascita dell’eroe. Leggendo con maggiore accortezza il programma cogliamo la ricchezza e l’indubitabile interesse che l’insieme della manifestazione dovrebbe avere. Essa, infatti, si svolgerà nell’arco di un’intera giornata, il 19 ottobre, tra conferenze, incontri con ...

Era informatica e nuovi Dèi: la Trascendenza che muore

di Nico Carlucci E’ possibile, oggi, parlare di divinità se capiamo quelle che sono le nuove categorie dello spazio e del tempo all’interno delle quali noi, uomini moderni, viviamo. Nell’era del globale e della tecnologia digitale esse non sono più riconducibili ad un territorio specifico, circoscritto, delimitato dai confini; il tempo, inoltre, non è più la ripetizione di un evento salvifico o l’ attesa del Salvatore come, per esempio, per il popolo ebraico. Il nostro è il mondo del Digit e quindi, credo, della frantumazione attonita di vecchie categorie e di una fisica che si basava su una particolare concezione della materia. Di conseguenza, è la stessa immagine del divino che cambia. Il computer prende il sopravvento, diventa Dio, sostituisce divinità e spiriti del passato in un modello di mondi virtuali, di bombe informatiche, di tempi e spazi che non sono più “locali". Sulle riviste scientifiche e di divulgazione, appaiono titoli del tipo: E il computer creò l’uomo ; Divino ...