Passa ai contenuti principali

Un papa rosso: vento da Nord-est

di Nico Carlucci


Molti sono i giornali e i politici che hanno esaltato in questi ultimi anni il Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano la cui voglia di potere sembra sia sempre più grande. C'è chi dice che oramai la sua sfrenata voglia di dominio sia non arrestabile abbandonando, così, le vesti di garante della Costituzione.
In un passato recente, Napolitano ha messo da parte il governo in carica chiamando Mario Monti. Quest'ultimo, sconosciuto in Italia, era ben noto in Europa in quanto è stato costretto a dimettersi con la Commissione europea guidata da Santer "per nepotismi, abusi e buchi di bilancio”, come recita la Gazzetta ufficiale europea.
Il venerando Napolitano torna alla carica oggi dicendo che il governo Monti continua a governare gli Italiani per occuparsi delle "pratiche correnti".

Le pratiche correnti? La decisione di rimandare in India i due Marò, “con il consenso di tutti i ministri” precisa con orgoglio Mario Monti, è una pratica talmente corrente che non è valsa neppure la pena di discuterla in Parlamento. Ma oltre al consenso di tutti i ministri c’è stato il consenso del Presidente della Repubblica, capo supremo della Magistratura e delle Forze armate che non poteva non essere stato informato.

Il mandato di Napolitano sta per arrivare al capolinea! Allora questi che fa? Beh, il Nostro crea la commissione dei 10 saggi, tutti maschi, tutti maturi, tutti ben conoscitori dei giochi delle istituzioni grazie all'economia.  Anche in questo caso Re Giorgio è stato osannato per il suo senso di responsabilità verso lo Stato. È passato un mese e mezzo dai risultati delle ultime elezioni politiche. Ma Napolitano prende tempo dopo che Bersani del Pd ha fatto flop per un'eventuale carica di governo.



Intanto Monti rimanda il pagamento alle imprese che non ce la fanno proprio più ad andare avanti. Era questa una delle "pratica correnti"?
Suicidio degli imprenditori. Ma di chi è la responsabilità? Chi sono questi dieci saggi? Sono ricchi signori in pensione che godono di grossi vitalizi.



Commenti

Post popolari in questo blog

Kultur e Zivilisation: Nietzsche e le scienze A-venire

di Nico Carlucci Kultur e gli anni di Basilea (1869-1879)      Nietzsche a Basilea fu un diligente insegnate. I suoi scolari lo ricordano come chi era capace di convincere allo studio, anche i più pigri. Egli riflette molto sul problema dell’educazione, sulla funzione degli istituti di cultura. La guerra franco-prussiana interruppe per qualche settimana la sua attività di insegnante. Sono gli anni in cui Nietzsche si sentiva legato a Burckhardt, storico basilese. A lui lo legò il comune amore per Schopenhauer e una concezione importante della civiltà greca. A Burckhardt lo lega anche quello che Nietzsche chiama “il sentimento dell’autunno della civiltà”. [1] Civiltà, sì. Una tradizione andava scomparendo con tutte le sue istituzioni. Significativa è la lettera che scrisse all’amico Carl von Gersdorff il 21 giugno 1871: “Al di là del conflitto delle nazioni, ci ha terrorizzati, terrificante e improvviso, il sollevarsi dell’idra internazionale, foriero di ben altre batta

Le donne si vestono.Simbolismo dell'abito monastico femminile

di Nico Carlucci “Perfetta vita e alto merto inciela donna più su” mi disse, “a la cui norma nel vostro mondo giù si veste e vela, perché fino al morir si vegghi e dorma con quello sposo ch’ogne voto accetta che caritate a suo piacer conforma. Dante, Canto III, "Il Paradiso", Divina Commedia Sul modo di vestirsi dei religiosi e in modo particolare delle monache, non esiste ancora una riflessione di carattere storico-antropologica che tenga conto del vissuto e del modo in cui le donne si sono percepite indossando quanto era stato deciso dai consacrati maschi (velo, tunica, sandali, cintura, cilicio, rosario). A questo scopo, credo che il concetto di cultura possa essere utile per una ricostruzione dei significati profondi che accompagna la donna e la sua “rappresentazione,” attraverso il suo corpo, nella storia. Per cultura intendo un “insieme complesso” di funzioni, norme, tecniche, miti, abitudini, tradizioni, tratti che si integrano in una struttura cui diamo il

La pietra miliare dell'Antropologia: Franz Boas

di  Nico Carlucci Franz Boas nasce a Minden, in Germania nel 1858 da una famiglia ebrea. Ebbe una cultura che si nutriva della fisica, della matematica e anche della geografia che lo condusse indirettamente all'antropologia. Ancora giovanissimo partì per una spedizione presso gli eschimesi della Terra di Baffin con l'obiettivo di studiare gli effetti dell'ambiente fisico sulla società locale. Nel 1887 Franz va a vivere negli Stati Uniti. Qui fonda a New York, alla Columbia University, il dipartimento di Antropologia e diventa maestro di famosi antropologi come Alfred L. Kroeber, Robert Lowie, Edward Sapir, Jean Herskovits, Ruth Benedict, Margareth Mead. Sempre a New York curò l'American Museum of National History. Boas, però, non farà mai un lavoro di esposizione sistematica del suo modo di intendere l'antropologia. Beh, sicuramente prende le distanze da L.H.Morgan, antropologo evoluzionista che aveva esemplificato troppo parlando di sviluppo indipendente de