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L'Italia al tempo dei migranti

di Nico Carlucci Le statistiche dicono che le femmine sono più brave dei maschi a scuola e che il loro numero supera quello del “sesso forte” anche in molte facoltà universitarie. Allora c’è da chiedersi se le donne siano più intelligenti degli uomini, se il modello culturale sia cambiato davvero, se il rapporto tra i generi conosce una nuova “primavera”. Se ciò fosse vero, quante di queste ragazze "brave" rinunceranno ad essere “mogli di”? Torna il grido della docente del film “MonnaLisa smile”interpretato da Julia Roberts che vuole che le sue allieve diventino "soggetto" della società americana e non solo, appunto, "mogli e madri". In realtà, credo che il maschio abbia abbandonato la scuola perché questa non gli serviva più per capire il mondo. C’è da aggiungere poi il disagio che i ragazzi vivono, giorno dopo giorno, all’interno di uno spazio, quelle delle istituzioni scolastiche, fatto da maestre e professoresse che lo agiscono e lo teorizzan...

Dialogo con Platone

di Nico Carlucci Preambolo L’ Uno è negazione della molteplicità? Ma quando si predica il concetto di uno lo si moltiplica: se non si predicasse affatto sarebbe uno, se ne parlo è già più di uno, è già due. Gli si aggiunge, così, il concetto di essere. L’ultimo Platone: l’Uno è essere proprio perché lo predico: nego e affermo nello stesso tempo. Le idee non sono l’una accanto all’altra, ma se le accosto dialogano e si scontrano. Questo è il nuovo significato di dialettica, che non designa più solo un metodo di indagine: diventa anche la struttura della realtà Il Mito è “l’altro” E ora guardiamo ad alcuni dialoghi di Platone in cui compaiono personaggi e tempi “altri” intorno ai quali l’antropologo si interroga: Diotima, la sacerdotessa di Mantinea, Er e il suo mito, lo Straniero di Elea di cui il pensatore parla nel Politico. Sono tutte tracce dell’uomo che interroga l’uomo che “supera” quanto il modello culturale di appartenenza mette a disposizione: codificato...

Un occhio sull'Universo: l'Antropologia culturale

di Nico Carlucci L’Antropologia ha origine verso la fine del XIX secolo. Edward. B. Tylor, britannico, dà nel 1871 una delle prime definizioni di cultura che è, prima di tutto: “…insieme complesso che include il sapere, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e ogni altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro della società”. E’, quella di Tylor, una definizione che non sempre, nei tempi, è stata percepita nella sua profondità o nella sua rivoluzione in ambito scientifico. Basti pensare che Primitive culture , opera da cui è tratta la suddetta definizione, ha fatto fatica a trovare una sua traduzione dall’inglese all’italiano. Come abbiamo visto nel precedente articolo da me scritto per questo blog “indie” , anche James Frazer appartiene a questo modello del positivismo antropologico proprio della fine dell’Ottocento. Ma sia lui che Tylor sono stati scienziati che hanno usato materiali raccolti da altri, di solito missionari, esploratori, ufficiali c...

La Sibilla consigliò a Enea di procurarsi il Ramo d'Oro: James G. Frazer

di Nico Carlucci Soffermiamoci su un classico dell’Antropologia, Il ramo d’oro di James Frazer visto che si dà sempre meno spazio a quella “letteratura” relativa alla scienza della cultura. Sì, cerchiamo di rileggere, di tanto in tanto, in questo blog “indie”, alcune delle opere più prestigiose dell’Antropologia e non importa se sono più o meno “superate”. Il mio vuole essere un tentativo di ridisegnare uno spicchio “minimo” di questa storia mediante uno dei suoi libri che più si ricordano; lo faccio senza ipocrisie di sorta. Incomincio proprio con Il Ramo d’oro di Frazer che fu pubblicato nel 1890 e poi ampliato fino alla sua stesura definitiva del 1915. In esso l’antropologo si occupa delle cosiddette culture primitive in base alla teoria evoluzionistica molto in voga verso la fine dell’Ottocento: “…quale colore avrà la ragnatela che il fato sta ora intrecciando sul telaio del tempo? Sarà bianca o rossa? Non lo sappiamo. Una pallida, tremante luce illumina le parti già ordite. I...

Il mondo alla rovescia: la Festa dei Folli e il Ragazzo Vescovo

di Nico Carlucci   Il freddo arriva e l’inverno pure con la prima neve che cade. Anche i giorni di Natale “arrivano” e si susseguono lentamente. Io non parlerò né dei loro simbolismi, né dei significati concreti che li accompagnano. Annie Lennox ricrea, ora, le loro musiche e li celebra nella androginia di una Bellezza “divina”. Claude Levi-Strauss, invece, tanto tempo fa, scriveva di un “Babbo Natale giustiziato” (Sellerio, 2002) alla vigilia di una mondializzazione che era, prima di tutto, fine dolente delle culture. Vedo la crisi delle istituzioni e della politica in Italia, il precipitare dell’euro e l’Occhio del Grande Fratello che avanza. Girano le vite, è la musica del tempo che scorre. E sullo schermo appaiono le festività successive al giorno del Natale, di origine pagane che nel Medioevo entrano all’interno delle mura delle chiese. Tra esse trovo la Festa dei Folli e le cerimonie del “Ragazzo vescovo” (Chambers E. K. “The Medieval Stage”, Oxford, 1903). La p...

Terra Promessa e globalizzazione. La "complessità" si tinge di Sacro

di Nico Carlucci Cos’è la complessità nell’ Antropologia? Chi sono coloro che se ne occupano? Beh, questi ultimi fanno riferimento, in ultima analisi, alla globalizzazione che esiste, nessuno lo mette in dubbio. Ma per alcuni studiosi, non sempre di “razza antropologica”, è diventata l’invenzione di un nuovo mito di fondazione. E questo, in realtà, è coercitivo. Gli economisti sono stati tra i primi a “guardare” alla globalizzazione. Se ne sono occupati da “economisti”, appunto, soffermandosi poco sul concetto di cultura. Quando è arrivata nei lavori dei filosofi della scienza, dei sociologi la globalizzazione è diventata “complessità” aprendo la via ad una nuova epistemologia che tuttora viene proposta con il suo protocollo. Sì, è quello che, per esempio, fa Edgar Morin nei suoi libri a cui non esita a dare titoli come: “Una testa ben fatta: riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero” (R. Cortina, 2000), “I sette saperi necessari all’educazione del futuro” (R. Cortina editore, 2...

Le periferie e i loro ragazzi spezzati. Arcade Fire: "The Suburbs"

di Nico Carlucci E adesso tornano in modo trionfale il gruppo indie, gli Arcade Fire che con il loro album “The Suburbs” sono primi nelle classifiche che contano: inglesi e americane. L’Italia, spiace dirlo, è estranea quasi del tutto alla sensibilità rock d’oltralpe per via delle polverose orecchie marxiste di molti dei suoi critici. Ciò è vero non solo nell’ambito musicale, ma anche universitario dove le band indie, spesso, nascono grazie alla rete. La rivista on line "Ondarock", per esempio, dà all’ultimo lavoro del gruppo canadese appena la sufficienza relegando “The Suburbs” al genere pop che non fa parlare mai, per alcuni, di capolavori. Viceversa, l’inglese e autorevole “Q: Magazine” riconosce “The Suburbs” già come un classico che rimarrà tale negli anni a venire e che farà entrare gli Arcade Fire nella storia del rock. Ma l’antropologo si occupa proprio del gruppo di Win Butler e Regine Chassagne? Si, perché l’antropologo ascolta la musica, si emoziona al suono...